Take this down: I am Shaquille O’Neal and Paul Pierce is the motherfucking Truth
Era il 13 Marzo del 2001 e dopo che il numero 34 dei Celtics  aveva appena segnato 42 punti contro gli storici rivali dei Los Angeles Lakers. Nonostante la vittoria, il centro dei losangelini Shaquille O’Neal sentenziava così, affibbiando a Pierce il soprannome che lo accompagnerà per il resto della sua carriera NBA. Una carriera che lo ha consacrato come il più grande simbolo dei Boston Celtics post Larry Bird.

Pierce e gli inizi

Il destino di Pierce non appare legato sin da subito ai Boston Celtics: Paul nasce infatti il 13 Ottobre 1977 a Oakland, per poi trasferirsi a Inglewood, sempre nello stato della California. Qui Pierce cresce come un grande tifoso degli odiati rivali dei Celtics: quei Los Angeles Lakers che disputavano le proprie partite casalinghe proprio all’Inglewood Forum, sognando un giorno di scendervi in campo indossando la divisa gialloviola.

La sua carriera cestistica rischia però di fermarsi ancora prima di iniziare: nel suo primo anno alla Inglewood High School viene tagliato dalla squadra di basket e dopo aver pensato seriamente di cambiare scuola decide di non darsi per vinto e trascorrendo molto tempo in palestra diventa il miglior giocatore della squadra durante il secondo anno e disputando il terzo ad una media di 27 punti, 11 rimbalzi e 4 assist, si guadagna il McDonald’s All American nel 1995, insieme ad altri futuri giocatori NBA del calibro di Kevin Garnett (che ritroverà in futuro), Vince Carter, Antawn Jamison e Stephon Marbury. Qui Pierce partecipa anche alla gara delle schiacciate, che verrà però vinta da Vince Carter.

Al termine di quest’anno Pierce sceglie di frequentare il College vestendo la divisa dei Jayhawks di Kansas; qui prima viene eletto Freshman of the year insieme a Chauncey Billups, poi, con un secondo anno da quasi 22 punti di media a partita, guida i suoi alla vittoria del Big 12 aggiudicandosi anche il titolo di MVP, ripetendosi in entrambe le imprese anche l’anno successivo, al termine del quale sceglierà di dichiararsi eleggibile per il Draft.

Al Draft Pierce scivola fino alla 10, preceduto, tra gli altri, dai già citati Jamison e Carter ed appena dopo Dirk Nowitzki, prima di venire selezionato dai Boston Celtics.

I Primi Anni In NBA

Per l’esordio in NBA Paul Pierce, a causa del lockout, deve aspettare fino al 5 Febbraio 1999 dell’anno successivo, giorno nel quale realizza 19 punti, 9 rimbalzi, 5 assist e 4 stoppate nella sconfitta dei suoi Celtics contro i Toronto Raptors; due settimane dopo saranno 26 i suoi punti (ed anche 7 recuperi) nella vittoria contro l’altra squadra canadese allora presente nella lega: i Vancouver Grizzlies; ci sarà ancora tempo per ritoccare il career high verso l’alto nella stagione da rookie con i 30 punti realizzati agli Indiana Pacers il 19 Aprile. A fine anno i 16.5 punti e 6.4 rimbalzi lo collocheranno nel primo quintetto matricole, mentre i Celtics chiuderanno con un misero record di 19-31.

Nell’opening night della stagione 1999-2000 Pierce eguaglia il suo career high, che ritoccherà durante l’anno fino a 38 punti il 13 Marzo nella sconfitta contro i Pistons, in un’annata chiusa dagli uomini di coach Rick Pitino con sole 35 vittorie e da Pierce con 19.5 punti di media a partita.

L’incidente del 2000

L’annata 2000-01 inizia con un grave episodio: è il 25 Settembre del 2000, Pierce è al Buzz Club, un locale notturno nel distretto dei teatri di Boston insieme ad alcuni compagni quando all’improvviso scoppia una lite. Pierce viene accoltellato ben 11 volte a testa, collo e schiena; la corsa in ospedale è disperata ed è necessario un intervento chirurgico per limitare le ferite. Pierce racconterà più tardi che a salvargli la vita sono stati proprio l’allora compagno Tony Battie e il fratello di quest’ultimo.

Nel 2003, poco più di due anni dopo, il numero 34 dei Celtics donerà 2 milioni e mezzo di dollari all’ospedale nel quale è stato operato per ampliare il reparto di chirurgia e migliorarne le strutture. Nel 2018 invece Pierce racconterà di aver combattuto per un anno con la depressione dopo quell’episodio.

La stagione

Il primo Novembre, poco più di un mese dopo, Pierce è in campo nella partita inaugurale della stagione contro i Detroit Pistons, ma non si limita a scendere in campo, anzi; segna ben 28 punti nella vittoria dei suoi, ma è solo l’inizio: 2 giorni dopo ne segna 30 ai Raptors e una settimana dopo 35 ai Knicks, mentre il 15 Gennaio tocca i 42 contro i Timberwolves, cifra che bisserà nel già citato scontro coi Lakers del 13 Marzo, che gli varrà la famosa investitura di Shaquille O’Neal. Pierce si ripeterà 2 giorni dopo contro i Suns e ritoccherà ancora a 44 punti il proprio career high il 22 Marzo contro i Nets.

A fine anno saranno ben 25.3 punti a partita essendo l’unico dei suoi a scendere in campo in tutte e 82 le partite stagionali. La stagione dei Celtics però, chiusa con sole 36 vittorie, non è altrettanto positiva.

I primi playoff

La stagione 2001-02 vede la prima apparizione di Paul Pierce all’All Star Game, a coronamento di una stagione da 26.1 punti, con un acuto da 48 ancora ai Nets il 12 Gennaio. Questi numeri gli valgono la prima selezione della carriera in un quintetto All-NBA: il terzo, e portano i Celtics, con 49 vittorie, al terzo seed nella lega.

L’esordio di Pierce ai playoff, il 21 aprile del 2002, dice 31 punti, 10 rimbalzi, 4 stoppate e 3 recuperi nella vittoria contro i Philadelphia 76ers, ma è nella gara 5 che assegna il passaggio del turno (con la serie sul 2-2) che The Truth si supera segnando 46 punti per dare ai suoi il passaggio del turno. Il secondo turno vede i Celtics imporsi sui Pistons con un gentlmen’s sweep: 4-1 dopo aver perso la prima. Alle Conference Finals va quindi in scena la sfida tra Nets e Celtics, con in palio una finale contro i Lakers. Boston però si dovrà arrendere in gara 7 a Kidd e compagni, schiantati a loro volta dai Lakers di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal con un secco 4-0.

La stagione successiva vede Pierce confermarsi su livelli simili, collezionando la seconda selezione consecutiva sia all’All Star Game che nel terzo quintetto All-NBA e guidare i suoi a quota 44 vittorie stagionali centrando nuovamente i playoff. Qui l’esordio di Pierce è nuovamente col botto: 40 punti in gara 1 contro i Pacers, che però si arrenderanno soltanto a gara 6, consegnando ai Celtics un rematch delle ultime Conference Finals contro i New Jersey Nets, serie che però si rivelerà senza storia terminando con un 4-0 in favore di questi ultimi, nonostante 34 e 32 punti di Pierce nelle prime 2 sfide.

Un periodo di flessione

La stagione successiva si fermano a 23 i punti a partita di Pierce: abbastanza per confermarsi All Star, ma non per rimanere nei quintetti All-NBA, complici anche le sole 36 vittorie dei Celtics, che agguantano i playoff solo con un misero ottavo seed, strappato per una sola vittoria ai Cavs di LeBron James. La postseason dei Celtics però si chiude con il perentorio 4-0 con cui gli Indiana Pacers si qualificano al secondo turno.

L’annata successiva Pierce si conferma ancora All Star nonostante i soli 21.6 punti a partita, sufficienti però per portare gli uomini del neo coach Doc Rivers a ben 47 vittorie stagionali e ad un rematch dell’anno precedente contro i Pacers: stavolta la serie è più combattuta, ma è comunque Boston a capitolare per 4-3.

Nella stagione 2005-06 Pierce tocca il suo massimo di punti in carriera sia sulla singola partita con i 50 realizzati ai Cleveland Cavaliers il 15 Febbraio, che di media in stagione: ben 26.8 a partita, sufficienti per un’altra chiamata alla partita delle stelle, ma non per riportarlo nei quintetti All-NBA, complice anche un record negativo da parte dei Celtics, che con sole 33 vittorie non trovano neppure l’accesso alla postseason.

Il record negativo perdurerà anche nell’annata successiva, chiusa dai Celtics con sole 24 vittorie e da Pierce con 25 punti a partita, con Paul che interrompe anche la sua striscia di apparizioni all’All Star Game.

L’era dei Big Three

L’offseason del 2007 vede i Celtics molto attivi sul mercato: dai Seattle SuperSonics arriva Ray Allen (insieme a Glen Davis, 35esimo scelta di quel draft) in cambio di Wally Szczerbiak, Delonte West e Jeff Green, appena scelto al draft dai Celtics alla numero 5, ma la vera blockbuster trade è un’altra. Dai Timberwolves infatti, in cambio di Sebastian Telfair, Theo Ratliff, Ryan Gomes, Gerald Green e due scelte al primo giro del draft 2009, arriva Kevin Garnett.

L’impatto dei 2 nuovi acquisti si sente subito: da una parte tutte e 3 le stelle fanno un passo indietro: Pierce scende nuovamente, dopo 7 stagioni, sotto i 20 punti a partita, ma in virtù delle 66 vittorie conquistate dai Celtics ritrova sia la convocazione all’All Star Game che il terzo quintetto All-NBA.

Il primo titolo

Ai playoff Boston supera Atlanta per 4-3 al primo turno grazie ai 22 di Pierce in gara 7, al secondo turno ci sono i Cleveland Cavaliers di LeBron James, che però capitolano anch’essi sotto i 41 punti di Pierce in gara 7, che valgono l’approdo alle finali di Conference contro i Detroit Pistons, colpiti anch’essi da una grande performance di Pierce, che sigla la decisiva gara 6 con 27 punti riportando i Celtics alle NBA Finals dopo 21 anni, con di fronte lo stesso avversario: i Los Angles Lakers, non più di Magic Johnson, ma dell’MVP in carica Kobe Bryant.

Al Garden Kobe parte segnando 24 punti, esattamente come Garnett dall’altra parte, che però supportato dai 22 di Pierce e i 19 di Allen consente ai suoi di andare sull’1-0. Tre giorni dopo è proprio Pierce con 28 punti a rispondere ai 30 di Bryant per portare i suoi sul 2-0 prima delle 3 partite in California, non più al Forum of Inglewood, quello in cui Pierce da bambino sognava di giocare indossando la canotta dei Lakers, ma allo Staples Center.

Tra le mura amiche Bryant sembra incontenibile e con 36 punti porta sul 2-1 i suoi, ma proprio in gara 4, quando i Lakers sembrano poter trovare il pareggio, sono i 20 punti di Paul Pierce a consentire ai Celtics di sbancare lo Staples, saranno invece inutili i 38 di gara 5, nella quale i Lakers annullano il primo match point degli uomini di Doc Rivers. È solo questione di tempo però, perché i 26 punti a testa del duo Pierce-Garnett riportano a Boston un titolo che mancava da 22 anni, con Paul Pierce che si porterà anche a casa il premio di Finals MVP

A caccia del bis

Da campioni in carica i Celtics chiudono la stagione con 62 vittorie, per Pierce i punti a partita crescono nuovamente fino a 20.5, portandolo a riconfermarsi All Star e a raggiungere per la prima volta il secondo quintetto all NBA. Al primo turno di playoff i Celtics superano 4-3 i Bulls, con Pierce che per 6 volte supera i 20 punti. Al secondo turno ci sono gli Orlando Magic, che si rivelano anch’essi avversario ostico, portando la serie a gara 7, dove il misero 4/13 di Pierce condanna i suoi all’eliminazione.

L’annata 2009-10 vede Pierce confermarsi All Star con 18.3 punti a partita, ma i Celtics faticare un po’ di più e chiudere con sole 50 vittorie stagionali ed il quarto seed ad est. Al primo turno Boston supera 4-1 i Miami Heat di Dwayne Wade, con i 32 di Pierce che consentono ai suoi di sbancare l’American Airlines Arena in gara 3.

Al secondo turno i Celtics sfidano nuovamente i Cleveland Cavaliers di LeBron James, con Pierce che, coadiuvato da Kevin Garnett deve sacrificarsi per contenere il numero 23 avversario, togliendosi comunque lo sfizio di sfiorare la tripla doppia (21 punti, 10 rimbalzi e 7 assist) in gara 5 consentendo ai Celtics di sbancare la Quicken Loans Arena e mettendo le basi per il passaggio alle Conference Finals avvenuto in gara 6. Tra i Celtics ed il rematch contro i Lakers c’è un altro rematch: quello con gli Orlando Magic. Stavolta Pierce si prende la scena: 28 punti in gara 2, 31 in gara 4 e 32 nella decisiva gara 6 che riporta alle Finals i Celtics.

Ancora Celtics-Lakers

Va così in scena il rematch di 2 anni prima: Boston Celtics contro Los Angeles Lakers la rivalità, se ce n’è una, della pallacanestro NBA. In gara 1 Pierce suona la carica con 24 punti allo Staples, ma i 53 del duo Bryant-Gasol consentono ai Lakers di tenere il fattore campo, cosa che non si ripete però in gara 2: la prova di Pierce è opaca, ma grazie ai 32 punti di Ray Allen i Celtics espugnano lo Staples e ribaltano il fattore campo prima delle 3 sfide da giocare a Boston.

La risposta gialloviola però non si fa attendere e con 29 punti di Kobe i Lakers sbancano il Garden. Sarà invece proprio Paul Pierce a guidare i suoi sul 2-2 con i 19 punti messi a referto in gara 4; gara 5 è battaglia campale: Black Mamba contro The Truth: 38 punti il primo e 27 il secondo, sufficienti però a portare ai Celtics il match ball per il titolo.

L’epilogo di gara 6 sarà però l’esatto opposto di quello che sognano i tifosi Celtics: sconfitta 89-67 nel fortino gialloviola dello Staples Center e tutti i discorsi rimandanti a gara 7. La partita che assegna il titolo non delude le aspettative: Boston prova a scappare, ma i Lakers restano a contatto; ancora una volta sono Pierce e Bryant a guidare le rispettive compagni: Kobe ne segna 23, The Truth 19, ma l’epilogo non è lo stesso di gara 5: i gialloviola vincono 83-79 vendicandosi di 2 anni prima e vincendo il titolo.

Una nuova rivalità

I Celtics vanno alla ricerca della vendetta nella stagione 2010-11, nella quale toccano le 56 vittorie, con Pierce che si riconferma All-Star grazie a una stagione da 19 punti a partita. Ai Playoff i Celtics travolgono 4-0 i Knicks al primo turno, con Pierce che si toglie lo sfizio di segnarne 38 in gara 3; al secondo turno davanti ai Celtics c’è ancora LeBron James, stavolta non più ai Celtics, ma ai Miami Heat, insieme a Dwayne Wade e Chris Bosh. Pierce prova a suonare la carica con 27 punti in gara 3 e 4, ma gli uomini di Rivers si arrendono per 4-1.

L’annata successiva vede un altro lockout, limitandosi a sole 61 partite, nelle quali Pierce tiene 19.4 punti di media confermandosi All-Star. I Celtics però devono accontentarsi di un quinto seed con sole 39 vittorie; ma grazie anche ai 36 punti di Paul Pierce in gara 2 ad Atlanta, al primo turno gli uomini di Rivers superano 4-2 gli Hawks andando a sfidare i Philadelphia 76ers al secondo turno, con Pierce che parte piano, ma poi sfodera 3 partite da 24 punti tra gara 2 e gara 6 consentendo ai suoi di approdare alle finali di conference, l’avversario? Ancora i Miami Heat.

Ancora una volta Pierce parte piano: soli 12 punti nella sconfitta di gara 1, che però diventano 21 in gara 2 (insufficienti comunque per portare i suoi alla vittoria), poi 23 in entrambe le vittorie al Garden, ma sopratutto i 19 di gara 5 all’American Airlines Arena che portano i Celtics tra le mura amiche sopra 3-2. A prendersi il TD Garden sono però i Miami Heat con un LeBron James da 45 punti e 15 rimbalzi; The King si ripeterà con i 31+12 di gara 7 che portano gli Heat alla vittoria.

L’ultimo anno a Boston

Nella stagione 2012-13 Pierce vede finire anche la sua striscia di partecipazioni all’All Star Game, nonostante una stagione da 18.6 punti. Boston si qualifica ai playoff con sole 41 vittorie ed il settimo seed, andando ad affrontare i New York Knicks ed uscendo sconfitti per 4-2.

La trade ai Nets ed il finale di carriera

Nel 2013 i Nets sono freschi di trasferimento a Brooklyn e cercano delle stelle per portare i riflettori sulla loro franchigia; si arriva così al 28 Giugno 2013, giorno del Draft NBA, in cui si materializza quella che sembra un’autentica blockbuster trade: ai Boston Celtics vanno Kris Humpryes, Gerald Wallace, Kris Joseph, MarShon Brooks e Keith Bogans, oltre alle prime scelte del 2014, 2016 e 2018 e un pick swap per il 2017; mentre a Brooklyn finiscono D.J. White, ma soprattutto Jason Terry, Paul Pierce e Kevin Garnett.

In maglia Nets Pierce chiude la successiva stagione con 13.5 punti di media, contribuendo alle 44 vittorie stagionali dei Nets, sufficienti per qualificare gli uomini di Jason Kidd (stavolta coach) ai playoff.

Qui a sorpresa i Nets eliminano i Toronto Raptors al primo turno nonostante il fattore campo a sfavore, grazie anche ad una stoppata di Pierce all’ultimo secondo in gara 7, guadagnando così l’accesso al secondo turno, dove sulla strada di Pierce ci sono ancora i Miami Heat di LeBron James, contro i quali però i Nets possono fare ben poco, cadendo con un secco 4-1.

Paul Pierce nella capitale

Il progetto dei Nets naufragherà malamente dopo quell’eliminazione, facendo le fortune dei Boston Celtics, che trasformeranno le scelte acquisite via trade in Marcus Smart (2014), Jayleen Brown (2016) e Jayson Tatum (2017), mentre quella del 2018 verrà coinvolta nella trade per Kyrie Irving (e con la quale i Cavs sceglieranno Darius Garland).

Paul Pierce infatti, essendo in scadenza, decide di non rifirmare coi Nets accasandosi invece nella capitale firmando un biennale con gli Washington Wizards. Qui ritocca però al ribasso il suo minimo stagionale di punti a partita con i soli 11.9 della stagione 2014-15.

Avendo però nella coppia John Wall – Bradley Beal uno dei backcourt più elettrizzanti della lega gli Wizards trovano comunque una qualificazione ai playoff con 46 vittorie stagionali. In postseason Pierce esordisce con i 20 punti segnati ai Raptors in gara 1, in una serie che Washington vincerà per 4-0 andando a sfidare gli Hawks al secondo turno. I 19 di Pierce in gara 1 consentono agli Wizards di ribaltare il fattore campo, ma nonostante i 22 di The Truth gli Hawks pareggeranno la serie in gara 4 nella capitale, per poi andarsi a prendere anche le 2 sfide successive imponendosi per 4-2.

L’approdo a Los Angeles

A fine anno Pierce decide di non esercitare la player option presente nel suo contratto e si accasa a Los Angeles, per giocare non più in quell’Inglewood Forum che tanto sognava da ragazzo, ma nel nuovo Staples Center, ma non indossando la divisa dei Lakers, bensì quella dei Los Angeles Clippers.

Nella prima stagione in maglia Clippers Pierce scende per la prima volta sotto i 10 punti a partita (solo 6.1) nelle 68 partite giocate. Gli uomini di Doc Rivers, guidati dal trio Chris Paul – DeAndre Jordan – Blake Griffin trovano una qualificazione ai playoff, dove però si arrendono subito ai Portland Trail Blazers per 4-2.

All’inizio dell’annata 2016-17 Paul pierce comunica che sarà la sua ultima nella lega; la chiuderà con appena 3.2 punti a partita e solo 25 incontri disputati, culminando con una nuova sconfitta al primo turno di playoff contro gli Utah Jazz.

Il 28 Giugno del 2017 Pierce viene tagliato dai Los Angeles Clippers, per consentirgli così, come aveva chiesto, di poter firmare un contratto con i Boston Celtics per poi ritrarsi da Celtic, cosa che avviene il 17 Luglio dello stesso anno, precedendo appunto di appena un giorno la notizia del ritiro di Pierce dalla pallacanestro giocata.

Cosa rimane

Tralasciando la carriera da opinionista, ricordata soltanto per alcune dichiarazioni rivedibili e per il suo licenziamento da ESPN, la storia di Paul Pierce è quella di uno dei giocatori capaci di incarnare maggiormente il “Once a Celtic forever a Celtic”; quello che lo ha evocato maggiormente nell’era post Larry Bird, oltre che il leader, sopratutto caratteriale, di quella che ad ora è l’ultima Boston titolata.

Tutto questo evocato da quel numero 34 che campeggia, oltre che nella Allen Fieldhouse, dall’11 Febbraio 2018, sul tetto del TD Garden.

I knew he could play, but I didn’t know he could play like this. Paul Pierce is The Truth

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