La regular season continua, cosa è successo in questi ultimi sette giorni? Un avvenimento per notte per rimanere aggiornati sulla situazione oltreoceano, un riassunto della settimana 8 della NBA 22/23.

Cavs: Mitchell organizza il “bentornato” al Re

Quando Lebron torna a Cleveland è sempre un’emozione. Troppi sono i trascorsi tra il Re e la franchigia dell’Ohio. Delle prime 18 volte che Lebron ha giocato contro la sua vecchia squadra, 17 sono state le vittorie di James. In questa stagione la musica è però cambiata, due sconfitte su due partite per il re.

Il “colpevole” della vittoria dei Cavs (6/12) è uno strepitoso Donovan Mitchell, partita da 43 punti, 6 rimbalzi e 5 assist per lui. Donovan è stato proprio il principale artefice della “fuga” di Cleveland iniziata a 10 minuti dalla fine sul punteggio di 90 pari.

La partita è stata quindi vinta dai Cavaliers contro un Lebron da 21 punti e 17 rimbalzi. AD ha lasciato invece il campo dopo solo otto minuti per febbre, per la squadra di casa ottima prova per Jarrett Allen, 24 punti con 11 rimbalzi al rientro dall’infortunio per lui.

Lebron perde quindi per la terza volta in carriera contro i Cavs, oggi guidati da Mitchell, stiamo parlando di un ragazzo cresciuto a New York con proprio il re come idolo personale, la longevità di questo giocatore è sempre più impressionante. A James, intervistato da ESPN, è stato chiesto un parere sul 45 di Cleveland: “He’s Mitchell”, “He’s a special kid.” Questa la risposta del 6 Lakers.

Utah: Fontecchio che gioia

Per la notte del 7/11 ci concediamo un po’ di patriottismo, impossibile da italiani non essere contenti per la serata avuta da Simone. Le ultime partite dei Jazz non stanno andando bene come avevano abituato a inizio stagione, complici importanti assenze a roster stanno arrivando diverse sconfitte. Questo non è una tragedia per una squadra giovane che deve ben capire quale può essere la sua identità per il futuro, sicuramente con gli infortuni sta trovando più spazio Fontecchio e questa notte ha dimostrato di meritarselo.

La partita vede Golden State arrivare nella terra dei mormoni senza Steph, Wiggins e Dray, dall’altra parte sono fuori Markkanen e Conley. Simone riesce a ritagliarsi il suo spazio, ben 20 minuti, e ad essere incisivo in attacco, a fine partita segnerà 18 punti con un 6 su 10 dal campo e un 3 su 6 dalla distanza.

A 56 secondi dalla fine le squadre sono in parità a 119 punti. Kuminga schiaccia per il +2 e dall’altra parte viene espulso Clarkson, entra Fontecchio al suo posto. GSW segna un libero e si ritrova a 13 secondi dalla fine sul più tre con due liberi di Poole. Il giocatore di della baia fa 1 su 2 ma dall’altra parte Beasley mette la tripla del -1. A questo punto ci godiamo Simone per l’ultima azione:

Nuggets: la vince Murray

La partita tra Nuggets e Trail Blazers (8/11) è all’insegna dell’equilibrio. Una sfida che fa tornare in mente quelle combattute semifinali di conference del 2019 in cui Portland trionfò 4-3 (link). Due squadre che sono abituate a dare spettacolo e che negli ultimi anni si sono viste avversarie in più serie di postseason (ricordiamo anche il primo turno 2021 vinto da Denver), non hanno deluso le aspettative.

Si arriva a un minuto e quaranta secondi dalla fine sul più due Nuggets. Lillard spara la tripla del vantaggio con un piccolo stepback su Murray, il giocatore di Denver risponde con uno stepside jumper su Nurkic e riporta la sua squadra sul più uno. Botta e risposta di SimonsGordon e la situazione rimane invariata. Mancano 15 secondi alla fine e tutta l’arena sa che “it’s Dame time“, tripla a 8 secondi dalla fine e iconico gesto dell’orologio per lui.

A questo punto però manca ancora un’azione, la sfida degli ultimi minuti è ormai chiara, Jamal vorrà rispondere a Dame. Qualche palleggio e Murray si trova a fare uno stapback da tre punti dall’angolo, solo retina, arena ammutolita e vittoria portata a casa.

Se c’è una cosa che fa piacere è quando un giocatore, che tanto era apparso in difficoltà in questo rientro dall’infortunio, riesce a prendersi la propria serata da eroe, che tanto bene fa al morale. Intanto Jokic piazza un’altra prestazione da 33 punti, 10 rimbalzi e 9 assist, sempre più difficile ignorarlo per la corsa all’MVP.

Sixers: Embiid domina, ma che fatica

Il primo quarto di Embiid, LakersSixers 9/12, è un’opera d’arte. Per lui 20 punti con due triple a bersaglio e un dominio incontrastato della metacampo offensiva.

La gara comincia con uno di quei matchup che tanto ci hanno fatto divertire in passato: Embiid vs Davis. Il numero 3 dei Lakers sta giocando le ultime partite da MVP (lo abbiamo visto quì) mentre Embiid mantiene le sue solite cifre irreali. Dopo pochi minuti di gioco AD è però costretto a sedersi in panchina avendo già compiuto tre falli. Al suo posto entra Thomas Bryant. Quello che da lì in poi Embiid fa al centro dei Lakers è paragonabile al bullismo. Il povero Thomas non può far altro che sperare che si stanchi. Il primo quarto del camerunense finisce con un solo errore dal campo su nove tiri tentati, 20 punti totali, esattamente quanti quelli prodotti dall’attacco losangelino.

La partita continua per le due squadre. A 35 secondi dalla fine Phila è sopra di nove punti e la gara pare finita. La squadra della città dell’amore fraterno è però forse la migliore della lega in una specialità: sprecare il vantaggio accumulato. Non sappiamo bene come commentare questi ultimi 35 secondi, guardatevi il video appena sopra e ne capirete il motivo. In qualche maniera la partita arriva dunque all’overtime dove emerge Harden e i Sixers conquistano la vittoria, che fatica però!

GSW: I favoriti dell’ovest son sempre loro

Non importa ciò che la classifica può dire o segnare durante la regular season. Al momento la miglior squadra di questo ovest sono sempre loro, i campioni in carica Golden State Warriors. Prima di spiegare del tutto quest’affermazione andiamo a parlare della partita che ci ha permesso di introdurre il discorso.

Nella notte del 10/12 nella baia arrivano i Celtics, Boston è al momento la squadra con il miglior record della lega, 21 vittorie e 5 sconfitte prima di questa partita. Dall’altra parte una Golden State che sta sì faticando, come record, ma che in casa viaggia a vele spiegate, 11 vittorie in 13 partite, e che nelle ultime gare, quando i principali interpreti erano presenti, sta trovando nuovi equilibri.

La partita rimane equilibrata fino a inizio del terzo quarto, poi Curry e compagni accelerano e non si guardano più indietro andando a vincere la partita di 15 punti. Gli splash brothers ci propongono uno show dal sapore quasi vintage: 34 i punti di Klay e 32 quelli di Steph. Dall’altra parte Boston sembra essere tornata quella delle ultime finali NBA, ancora troppa fatica nel creare qualcosa a metacampo. Scelte poi inspiegabili per coach Mazzulla che decide di difendere i pick and roll di Steph Curry aspettandolo in area…

La panchina che tanto stava faticando a inizio stagione comincia ora ad ingranare, merito anche del giovane Kuminga che, salito nelle rotazioni, sta fornendo una difesa di livello assolto e un tipo di atletismo che manca al resto della squadra. Nelle ultime partite, con l’infortunio di Wiggins, sta trovando più spazio e ha sfornato prestazioni da 10, 24 e 14 punti con un complessivo 76.9% dal campo.

La Western Conference è al momento senza un vero e proprio padrone, Pelicans e Kings stanno facendo bene ma peccano di esperienza, Dallas e Memphis sembrano aver fatto un piccolo passo indietro a livello di roster, i Clippers sono sempre la solita incognita fisica, rimangono Suns, difficili da decifrare in questa stagione, Nuggets e Warriors che danno qualche garanzia in più. Sinceramente non vediamo nessuna delle squadre appena citate partire favorita in una serie con GSW. L’impressione è che, vintage Leonard permettendo, se le squadre non si muoveranno con delle trade, potremmo di nuovo trovarci Golden State in finale. Una volta lì non sarebbero più forse i favoriti, ma chissà come potrebbe finire.

Pelicans: arriva la settima vittoria di fila

Anche in NBA esistono le rivalità tra le squadre, l’ultima che si è creata è quella tra New Orleans e Phoenix. Le due franchigie si sono incontrate due volte nell’ultima settimana e sul finale della prima partita è scoccata la scintilla. Zion Williamson, mattatore di serata, a partita vinta e tempo quasi scaduto, va a schiacciare in “360” mandando il pubblico in visibilio.

Il gesto non viene però preso bene dai Suns (che, a dirla tutta, erano appena andati a tirare a otto secondi dalla fine, sul meno nove). Ecco perché tutto il mondo NBA non aspettava null’altro se non la rivincita tra queste due squadre (12/12).

Il pubblico di New Orleans parte caldo, appena Chris Paul prende il pallone in mano, alla prima azione, viene infatti ricoperto di fischi.

La partita arriva all’overtime e viene vinta dalla squadra di casa, MVP della serata è il solito Zion Williamson, 35 punti e 8 rimbalzi con un 14 su 21 al tiro dal campo. Zion sembra aver cambiato ritmo nelle ultime due settimane, in attacco ha iniziato ad essere più concreto e le squadre non stanno riuscendo a trovare delle contromisure. Nella metacampo difensiva, vero punto debole della sua stagione, sono stati fatti passi in avanti, nonostante alcune dormite off-ball è decisamente più attento, on-ball tende ancora ad essere troppo aggressivo, al momento non è però più un negativo nella sua metacampo.

Questo periodo di Williamson è coinciso con sette vittorie consecutive per la sua squadra (con conseguente miglior record a ovest ad oggi), questo nonostante le assenze di due giocatori importantissimi come Ingram e Jones. La NBA lo premia come giocatore della settimana della Western Conference e ormai ci si chiede a quale quintetto All-NBA potrebbe aspirare.

Pistons: Cade out for the season

Il fatto che riportiamo dell’ultima nottata (13/12) non è una prestazione eclatante. Ci scusino Leonard e Lillard che tanto bene hanno fatto in campo.

La notizia è decisamente più spiacevole, il solito Woj ci informa che l’operazione a cui dovrà sottoporsi Cade Cunningham lo terrà fuori per tutta la stagione.


Il giovane Play dei Pistons sarà quindi lontano dalle scene per qualche tempo. Brutta notizia per Detroit che, nel tanking, avrebbe dovuto capire come far funzionare i vari giovani
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