Quando si parla dei migliori lunghi della lega il dibattito è sempre molto acceso, poichè ogni decade ha avuto uno o più centri dominanti: da George Mikan fino ad Hakeem Olajuwon, passando per Wilt Chamberlain, Bill Russell e Kareem Abdul-Jabbar per chiudere infine con Shaquille O’Neal. Se estendiamo il discorso anche alle ali grandi non possiamo non nominare Karl Malone, Tim Duncan e Kevin Garnett. Altri nomi potrebbero ancora finire nel discorso, come quelli di Nate Thurmond o David Robinson.

Tuttavia ci si dimentica quasi sempre che, nel momento i cui i Lakers di Kareem, in attesa dell’arrivo di Magic Johnson e della rivalità con Larry Bird, la lega ha visto lo strapotere di un lungo che ha fatto del rimbalzo offensivo una vera e propria arte, raccogliendone in carriera oltre 7300, oltre 2550 in più del suo più prossimo inseguitore, guadagnandosi addirittura il soprannome di Chairman of the Boards. Stiamo parlando di Moses Malone.

L’approccio alla pallacanestro

L’infanzia di Moses Malone non è per nulla facile: nasce a Petersburg, in Virginia il 23 marzo del 1955, figlio unico e cresciuto principalmente dalla madre, che aveva abbandonato la scuola dopo il conseguimento della quinta elementare. Il padre invece è spesso assente ed ha gravi problemi di alcolismo, cosa che, nel 1957, lo porta a trasferirsi in Texas sotto una forte spinta della moglie. Sulla vita di Moses Malone prima di diventare professionista non si hanno molte altre informazioni. Si sa soltanto che da liceale, nei suoi ultimi 2 anni, guiderà la squadra del proprio istituto alla vittoria, da imbattuti, di altrettanti campionati statali e venendo nominato anche giocatore liceale dell’anno nel 1974. Terminato il liceo dichiara prima di voler frequentare l’università del Maryland, salvo poi scegliere di abbracciare direttamente il professionismo, diventando il primo giocatore a farlo dopo il liceo.

Moses Malone e la ABA

Analogamente a quanto successe a Julius Erving anche ad attendere Moses Malone non c’è la NBA, ma una lega rivale: la ABA, nella quale viene selezionato dagli Utah Stars con la terza scelta assoluta al draft del 1974.

Debutterà con 19 punti e 11 rimbalzi il 18 Ottobre dello stesso anno nella sconfitta contro i New York Nets. A fine anno avrà totalizzato 18.8 punti e 14.6 rimbalzi (di cui 5.5 offensivi), disputando l’All Star Game e portando gli Stars ai playoff, competizione dalla quale però saranno eliminati al primo turno dai Denver Nuggets per 4-2 nonostante una spaventosa doppia doppia da 30 punti e 32 rimbalzi (di cui 14 offensivi) in gara 3.

L’anno successivo Malone si trasferisce agli Spirit of Saint Louis, nei quali però a causa del dualismo con Maurice Lucas metterà a referto soltanto 14.3 punti e 9.6 rimbalzi (di cui quasi la metà offensivi), con la franchigia del Missouri che rimarrà fuori dai playoff.

L’approdo in NBA

Sul più bello però, nel 1976 la ABA dichiarerà bancarotta e 4 franchigie verranno assorbite dalla NBA: New York Nets, Denver Nuggets, Indiana Pacers e San Antonio Spurs. I giocatori invece approderanno in NBA tramite dispersal draft.

Moses Malone, scelto dai Portland Trail Blazers, finirà così prima girato ai Buffalo Braves e poi, dopo 2 sole partite giocate agli Houston Rockets. In Texas Malone realizzerà 15.6 punti e 15.4 rimbalzi di media in 80 partite in quella stagione. I Rockets si qualificano per i playoff, nei quali Malone esordisce con 12 punti e 10 rimbalzi contro i Washington Bullets, che diventeranno 31 e 26 (con 15 rimbalzi offensivi) 2 giorni dopo; i Rockets vinceranno 4-2 la serie andando a giocarsi le finali di Conference contro i 76ers. Anche a loro in gara 3 Malone riserva una doppia doppia da 30 punti e 25 rimbalzi, ma ad imporsi saranno Julius Erving e compagni per 4-2.

Il primo riconoscimento

Nella stagione 1977-78 arriverà anche il primo NBA All Star Game per Moses Malone, a coronamento di una stagione da 19.4 punti e 15 rimbalzi, ma i Rockets non faranno la postseason. Arriverà però l’anno dopo la definitiva consacrazione: stagione da 24.8 punti e 17.6 rimbalzi e primo MVP della carriera. Ai playoff però i Rockets verranno eliminati al primo turno dagli Hawks per 2-0, nonostante 28 punti e 17 rimbalzi (12 offensivi) in gara 1 e 21 + 24 in gara 2 dello stesso Malone.

La stagione 1979-80 si chiude con Malone addirittura nel secondo quintetto all NBA, dopo una stagione da 25.8 punti e 14.8 rimbalzi. I Rockets ai playoff superano nel derby texano i San Antonio Spurs per 2-1, grazie ai 34 e 19 rimbalzi in gara 2, ma sopratutto ai 37 + 20 di gara 3 di Malone, che legittima così il soprannome di Chairman of the Boards. Al secondo turno però ci sono i Celtics di Larry Bird, che vinceranno la serie per 4-0

Le prime Finals

A partire dall’annata 1980-81 i Rockets diventano parte della Western Conference. Malone chiude ancora nel secondo quintetto all NBA con 27.8 punti e 14.8 rimbalzi (il migliore nella lega). I Rockets ai playoff superano i Lakers 2-1, con Malone da 38 e 23 rimbalzi in gara 1, poi 4-3 gli Spurs, con 41 punti e 15 rimbalzi di Malone in gara 2 per ribaltare il fattore campo e poi 4-1 i Kansas City Kings, con 2 doppie doppie da 42 + 23 e da 36 + 11 in gara 4 e 5 per chiudere la serie. Alle Finals ci sono ancora i Boston Celtics, che però usciranno nuovamente vincitori, stavolta per 4-2.

La stagione successiva vede Malone rientrare nel primo quintetto all NBA dalla porta principale: con il titolo di MVP in mano (il secondo) grazie ad una stagione da 31.1 punti e. 14.7 rimbalzi. Il 9 febbraio nella vittoria sui San Diego Clippers realizzerà 53 punti catturando 22 rimbalzi, suoi massimi in carriera in regular season in entrambe le voci. Ai playoff però i Rockets subiranno una cocente eliminazione per mano dei Seattle SuperSonics al primo turno.

Moses Malone e l’approdo ai 76ers

In quell’estate Moses Malone cambia squadra passando via trade ai Philadelphia 76ers, dove trova un’altra vecchia conoscenza della ABA: Julius Erving, insieme ad una squadra che aveva già disputato 2 Finals negli ultimi 3 anni. Qui Malone sembra essere il tassello mancante per la vittoria del titolo, cosa che dimostra vincendo nuovamente l’MVP al termine della stagione, con 24.5 punti e 15.3 rimbalzi.

Il percorso ai playoff dei nuovi 76ers inizia con un secco 4-0 ai Knicks e con un debutto da 38 punti e 17 rimbalzi per Moses. Non tocca una sorte migliore neppure ai Bucks, caduti 4-1, nella serie che vale l’approdo alle NBA Finals. Tra i 76ers ed il titolo ci sono ancora i Los Angeles Lakers, che si erano imposti negli ultimi 2 incontri. L’arrivo di Malone però cambia notevolmente gli equilibri: con i suoi 25.8 punti e 18 rimbalzi porta i 76ers ad un roboante 4-0, che gli vale anche il premio di MVP delle finali.

La ricerca del bis

Nella stagione successiva Malone sarà ancora miglior rimbalzista della lega, con 13.4, uniti a 22.7 punti, che gli valgono il primo quintetto all NBA. La corsa al repeat dei 76ers si interromperà però al primo turno, con il 3-2 subito dai New Jersey Nets.

La stagione 1984-85 vedrà Malone chiudere a 24.6 punti e 13.1 rimbalzi; ancora miglior rimbalzista e nel primo quintetto all NBA. I 76ers si qualificano nuovamente ai playoff dove superano prima gli Washington Bullets per 3-1 e poi i Milwaukee Bucks per 4-0, con 31 punti e 13 rimbalzi di Malone a chiudere la serie in gara 4. Alle finali di Conference ci sono i Boston Celtics, che però vinceranno 4-1 la serie guadagnandosi l’accesso alle NBA Finals.

Nella stagione successiva si affermerà a Philadelphia un sophomore di nome Charles Barkley, con Malone che vede le proprie cifre scendere fino a 23.8 punti e 11.8 rimbalzi, uscendo anche dai quintetti all NBA per via di un infortunio che lo costringerà anche a saltare i playoff, nei quali i 76ers saranno eliminati dai Bucks al secondo turno.

Il trasferimento a Washington

Alla fine di quell’annata, complice anche l’esplosione dello stesso Barkley, Malone finirà ai Washington Bullets, con i quali chiuderà la stagione a 24.1 punti e 11.3 rimbalzi, trovando nuovamente posto (per l’ultima volta) nei quintetti all NBA, precisamente nel secondo. Poterà anche i Bullets ai playoff, dove però verranno eliminati 3-0 dai Detroit Pistons al primo turno, nonostante i 31 punti e 16 rimbalzi di Malone in gara 3.

Saranno ancora 20.3 punti e 11.2 rimbalzi nella stagione 1987-88, chiusa portando i Bullets nuovamente ai playoff, dai quali però usciranno nuovamente per mano dei Pistons, stavolta per 3-2.

Gli Atlanta Hawks

Nell’offseason 1988 Malone firma da free agent con gli Atlanta Hawks, che lo vedono come il pezzo mancante da affiancare a Dominique Wilkins per puntare al titolo. In questa stagione Malone centra per l’ultima volta in carriera, la 12esima, peraltro consecutiva, la convocazione all’All Star Game. Inoltre farà registrare 20.2 punti e 11.8 rimbalzi, diventando il primo giocatore a far registrare tali cifre con 4 franchigie diverse. Gli Hawks approderanno ai playoff, sfidando i Bucks al primo turno, dove però, nonostante 2 doppie doppie da 24 punti e 17 rimbalzi e da 25 + 16 in gara 4 e 5, sarà Milwaukee a passare il turno.

Caleranno fino a 18.9 punti e 10 rimbalzi le cifre di Malone nell’annata successiva, in cui però gli Hawks non faranno nemmeno i playoff. L’ultima postseason nella carriera di Malone arriverà nella stagione 1990-91, nella quale le sue medie avranno un crollo, dettato anche dai 36 anni di età, fermandosi a 10.6 punti ed 8.1 rimbazli, con gli Hawks che usciranno nuovamente al primo turno, sconfitti 3-2 per mano dei Detroit Pistons.

Gli ultimi anni

Una volta terminato il contratto che lo legava agli Hawks Malone firma, nell’estate 1991, un biennale coi Milwaukee Bucks. In Wisconsin chiuderà la prima stagione a 15.6 punti e 9.1 rimbalzi, miglior rimbalzista e secondo miglior marcatore della squadra. I Bucks però non si qualificheranno per i playoff.

La stagione successiva è segnata da problemi di ernia del disco, sui quali inizialmente Moses prova a giocare stringendo i denti, per poi gettare la spugna rendendo necessario un intervento chirurgico, dal quale tornerà in tempo per disputare sole 11 partite.

Il ritorno a Philadelphia

Nella stagione 1993-94 Malone farà ritorno a Philadelphia, dove vinse l’unico titolo della carriera, per fare da mentore al rookie Shawn Bradley. Chiuderà la stagione disputando 55 partite con 5.3 punti e 4.1 rimbalzi di media.

La stagione finale in maglia Spurs

Al termine di quell’annata Malone saluta nuovamente la Pennsylvania, con destinazione San Antonio. Negli Spurs sarà la riserva di David Robinson, disputando però appena 17 partite e raccogliendo medie di soli 2.9 punti e 2.7 rimbalzi. Nella sua ultima partita, contro gli Charlotte Hornets, saluterà la NBA segnando sulla sirena con una conclusione partita dalla linea del tiro libero opposta.

I primati

Sommando i numeri ottenuti tra ABA ed NBA Moses Malone risulta essere, con 17834 rimbalzi raccolti, il terzo miglior rimbalzista di sempre, preceduto soltanto da Wilt Chamberlain e Bill Russell. Complice il fatto che ai tempi di Russell e Chamberlain non si faceva distinzione tra rimbalzi difensivi ed offensivi Malone domina in quest’ultima statistica, avendone raccolti ben 7382. Un enormità se si considera che Artis Gilmore, occupante la seconda posizione, si è fermato a soli 4816.

Un’altra cosa che ha contraddistinto la carriera di Moses Malone è stata la sua durata: ben 21 stagioni tra ABA (2) ed NBA (19), per un totale di 1455 partite e 49444 minuti trascorsi sul parquet, valevoli per l’ottavo posto in entrambe le classifiche all time. Tempo nel quale Malone ha messo a referto, oltre all’enorme mole di rimbalzi già citata, ben 29580 punti, statistica in cui soltanto 8 giocatori hanno fatto meglio di lui.

L’eredità

Purtroppo Moses Malone morirà il 13 Settembre 2015, a soli 60 anni, stroncato da un attacco cardiaco. Farà comunque in tempo a vedersi inserito, nel 2001, nella Naismith Hall of Fame, oltre che nel nei 50 migliori giocatori NBA scelti, nel 1996, per il cinquantenario della lega ( e ovviamente nei migliori 75 nel 2021, ahimè già postuma). Anche le 2 franchigie in cui ha trascorso gli anni migliori della propria carriera, Houston Rockets e Philadelphia 76ers, hanno voluto omaggiarlo ulteriormente, issando rispettivamente sul tetto del Toyota Center la maglia numero 24 e su quello del Wells Fargo Center la numero 2.

Nonostante il suo nome compaia raramente quando si parla dei migliori lunghi di sempre, siamo di fronte ad un giocatore che ha dominato a tal punto sotto le plance da riuscire a superare, almeno in questo fondamentale, giocatori a cui la storia ha consegnato un blasone di gran lunga superiore come Shaquille O’Neal, Hakeem Olajuwon e perfino Kareem Abdul-Jabbar. Un giocatore capace di avere sotto le plance un‘autorità tale da essersi guadagnato il soprannome di “presidente”, perchè prima di tutti loro viene Moses Malone, The Chairman of the Boards.

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