Ritorna il consueto appuntamento settimanale con le nostre interviste in esclusiva. Dopo l’ottimo successo riscontrato con quella svolta con Lorenzo Baldasso che potete recuperare cliccando qui, oggi passiamo a un giovane giocatore che sta facendo la Prep School in Americano. Si tratta di Matteo Bettanti, classe 2004 che nell’estate dello scorso anno (2022) è volato in Florida per giocare nella MontVerde Academy dove indossa la canotta con il numero 12 che si vede nella foto sopra. Dopo aver giocato nella Serie C Gold lombarda con la maglia della Now Basketball Academy ha deciso di intraprendere un’esperienza lontano da casa e dall’Italia, ma adesso non esitiamo ulteriormente e addentriamoci nella nostra sesta intervista ESCLUSIVA.
Ciao Matteo, ti ringraziamo per aver accettato il nostro invito per questa intervista, ci faresti una breve introduzione di chi sei e dove giochi?
Ciao a tutti, sono Matteo Bettanti e gioco a Montverde Academy, Florida. Sono nato e cresciuto in Italia, vicino a Milano, e mi sono trasferito qua in America nell’estate 2022.
Cosa ti ha spinto a giocare a basket? Da dove hai iniziato e come si è evoluta la tua carriera?
La mia famiglia è il motivo per cui ho iniziato a giocare a basket; fin da piccolo in casa abbiamo “respirato” basket. Su tutti mio papà, che è il vero motivo per cui ho iniziato a giocare a pallacanestro e non smetterò mai di ringraziarlo. Ho iniziato a giocare da molto piccolo, circa a 5 anni. Dall’ under 14 all’ under 16 ho sempre fatto i campionati di eccellenza, per poi finire con la Serie C gold lombarda nel Basket team E. Battaglia di Mortara ( ora Now Basketball Academy). Devo un grande ringraziamento anche a loro per tutto perché senza di loro non sarei sicuramente dove sono ora.
Quale è il tuo idolo? Ci sono giocatori da cui cerchi di prendere spunto?
Il miei idoli fuori dal campo sono i miei genitori, sul campo invece Kobe Bryant. Cerco di prendere spunto dai tratti migliori di ogni giocatore, però quelli che studio di più in questo periodo sono: Jayson Tatum, Kobe e Jordan Clarkson.
Ora che hai maturato un po’ di esperienza in un campionato americano, ci sapresti dire le principali differenze di gioco tra quello italiano e quello statunitense?
Sicuramente l’atletismo e la velocità di gioco sono le prime due caratteristiche che saltano subito all’occhio, infatti qua è pieno di giocatori con doti atletiche incredibili. Calandomi sempre di più nel gioco americano ho notato come anche l’intensità sia completamente diversa da quella europea, per esempio ogni palla che rotola per terra ha almeno 5 persone che si buttano per prenderla e ogni rimbalzo è una guerra sotto canestro, per non parlare della difesa, l’1v1 è una questione personale.
C’è molta più competizione tra i giocatori quindi?
Si sicuramente, qua tutti giocano per riuscire a guadagnare una borsa di studio per aiutare la propria famiglia e non pagare, o pagare di meno, per l’università.
Ci descriveresti una tua giornata tipo in high school?
Sveglia tra le 6 e 6:15, colazione alle 6:45 e allenamento dalle 7 alle 10:45. Dalle 11:05 alle 15:15 scuola, lezioni e pranzo. Alle 15:30 abbiamo allenamento individuale, cena intorno alle 18 e ultimo allenamento della giornata dalle 21 alle 21:45. Devo specificare che l’unico allenamento obbligatorio è quello della mattina, però la maggior parte della squadra partecipa anche agli altri due.
Appena sei arrivato come ti hanno accolto? È stato facile integrarsi nella squadra?
Mi hanno accolto subito molto bene, gli allenatori sapevano tutti il mio nome, da dove venissi e chi fossi quindi non è servita alcuna presentazione. Già dal secondo giorno abbiamo iniziato ad allenarci. Fortunatamente i miei compagni di squadra sono tutti gentili e amichevoli quindi integrarmi è stato molto facile per me.
Secondo te è giusto collegare direttamente lo sport al sistema scolastico come da voi?
Secondo me più che giusto è molto conveniente per entrambe le parti, molte volte in Italia capita che per dedicarsi allo sport magari si tralascia la scuola, oppure il contrario. Invece con questo sistema si riesce a dare il massimo in entrambi, essendo essi collegati e dipendenti tra di loro.
Hai qualche passione oltre al basket?
Mi piace leggere e una mia passione che ho avuto fin da quando ero piccolo è la musica.
Dato che hai menzionato la musica, cosa ascolti prima di una partita?
Una canzone che ascolto quasi sempre è Dreams and Nightmares di Meek Mill.
Quale è stato l’avversario più forte contro cui hai giocato? E compagno più forte?
L’avversario più forte direi o Eric Dailey Jr. o Bryce Lindsay, entrambi prossime scelte al draft
Compagno più forte, dato che molte volte uniamo i gruppi, dovrei dirti tutti i 5 stelle come Cooper Flagg, Sean Stewart, Liam Mcneeley, Chris Johnson o Asa Newell. Però specifico del mio gruppo ti dico Bryce Heard, n14 negli Stati Uniti nella classe 2025.
Quale è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di finire il college qui in America e poi giocare in una squadra di Eurolega.
Infine ti andrebbe di raccontarci l’aneddoto più strano che ti è successo in carriera? E la vittoria più importante raggiunta
Devo dire che di cose strane non me ne sono successe tante riguardanti il basket, infatti ora non me ne viene in mente nessuna. Mentre al contrario le vittorie importanti sono state numerose, però quella in cui mi sono divertito di più è stata quest’anno contro la nostra rivale IMG Academy. Palazzetto pieno, clima incredibile e una vittoria negli ultimi secondi.
Un follower ci ha chiesto come fa montverde ad avere sempre megasquadroni? Barnes, Cunnigham, Moody e Sharpe nello stesso anno
Recruiting, non essendo una scuola pubblica, ma una “prep school” il recruiting è fondamentale… e poi tutti vengono qua per vincere.
Che rapporto hai con Kevin Boyle? Uno dei più grandi coach collegiali
Il rapporto è quello tra coach e giocatore, niente di più e niente di meno… essendo molto professionale è abbastanza distaccato dai giocatori, al contrario dei vice allenatori che invece sono praticamente nostri amici.
Un messaggio per la famiglia MDC
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