Il nuovo capitolo del viaggio alla scoperta di alcune delle più clamorose steal of the draft (termine che in gergo indica giocatori rivelatisi ottimi seppur scelti con chiamate infime) ci porta questa volta quasi alla fine del mondo: a Bahia Blanca, in Argentina, terra natale di uno dei pochissimi giocatori capaci di vincere tutto quello che si può vincere con la palla a spicchi sia dall’una che dall’altra parte dell’oceano Atlantico.

Questa storia è anche un manifesto di quanto sia importante avere la possibilità di crescere dento un ambiente ed un sistema di gioco perfettamente collaudati; questa è la storia di Manu Ginobili.

I primi passi in Argentina

Emanuel Ginobili nasce, come già detto in precedenza, a Bahia Blanca, in Argentina il 28 Luglio 1977 da una famiglia che porta nel sangue lontane origini italiane, ma sopratutto l’amore per la pallacanestro. Il padre Jorge infatti è l’allenatore di una squadra locale e trasmette la passione ai suoi 3 figli: Leandro, Sebastian e per l’appunto Manu, che intraprenderanno tutti una carriera cestistica.

Manu debutta appena 18enne nel campionato argentino con l’Andinos Sport Club della città di La Rioja, nel nord del paese. Dopo una sola stagione però fa ritorno nella sua città natale, andando a giocare per l’Estudiantes de Bahia Blanca, dove rimarrà fino al 1998.

L’approdo in Italia ed il draft

Per la stagione 1998-99 Ginobili sceglie l’avventura in Europa, firmando per la Viola Reggio Calabria, squadra di seconda divisione italiana, che lui stesso porterà a conquistare l’approdo nella massima serie la stagione successiva. Intanto Ginobili si dichiara eleggibile per il draft del 1999, nel quale i San Antonio Spurs lo selezionano con la 57esima, e penultima, scelta.

I trionfi con la Virtus Bologna

Manu però decide di non volare subito negli Stati Uniti, anzi, rimane in Italia firmando per la Virtus Bologna. Qui, con lui in campo ed Ettore Messina, altro nome che si legherà poi agli Spurs, in panchina, le V Nere prima dominano la regular season di serie A, poi superano Roseto e Treviso entrambe per 3-0 andandosi a giocare le finali scudetto nel derby contro la Fortitudo, anch’essa annichilita con un secco 3-0. A suggellare il dominio in campo nazionale c’è anche la vittoria della Coppa Italia. 

In Eurolega invece gli uomini di Messina chiudono la fase a gironi con 8 vittorie in 10 partite guadagnandosi la postseason. Qui superano per 2-0 il Cibona, poi l’Olimpia Lubiana con identico punteggio ed infine nuovamente la Fortitudo nel derby per 3-0, approdando alle finali contro il Baskonia. La resistenza degli spagnoli sarà maggiore, però vana, con la Virtus che completa uno storico en plein vincendo 3-2 e Ginobili eletto MVP della serie finale.

L’anno successivo certifica il dominio dell’argentino in Italia: Manu vince infatti il premio di MVP sia della regular season di Serie A, che delle final eight di Coppa Italia, ma mentre quest’ultima viene vinta ancora dai virtussini lo stesso non si può dire del campionato, nel quale la corsa degli uomini di Messina si conclude con il 3-1 patito in semifinale da Treviso.

Cambia invece format l’Eurolega, che da quell’anno prevede 2 fasi a gironi e poi le final four. Le V Nere vincendo entrambi i girono trovano l’accesso a queste ultime, dove superano la Benetton Treviso nel derby italiano, per poi arrendersi ai greci del Panathinaikos in finale.

Il mondiale 2002

In estate si giocano inoltre ad Indianapolis i mondiali, competizione alla quale Ginobili prende parte con la divisa dell’Argentina. Anche qui la formula prevede 2 gironi e poi le final eight. L’albiceleste vince entrambe le volte il girone, poi supera il Brasile ai quarti di finale e la Germania in semifinale.

Ginobili e soci dovranno però accontentarsi, dopo un supplementare,  del secondo posto, alle spalle della Jugoslavia, trascinata dai 26 punti di Peja Stojakovic e dai 27 (con 5 assist) di Dejan Bodiroga.

Ginobili in NBA

Dopo aver vinto tutto quello che si poteva vincere in Europa Ginobili sbarca così oltreoceano. Lo fa a 25 anni, da giocatore già maturo, in un momento in cui era già molto comune fare il salto a 19 anni, dopo un solo anno di college, oppure a 18 direttamente dall’high school.

La prima stagione è di totale ambientamento per l’ex virtussino, che deve abituarsi ad una pallacanestro molto diversa e fare i conti con un maggiore livello di competitività. Ciononostante chiuderà l’anno in crescendo, venendo eletto rookie del mese della western conference a Marzo e venendo incluso nel secondo quintetto matricole, realizzando 7.6 punti di media in 69 partite giocate, quasi tutte in uscita dalla panchina.

Gli Spurs però possono vantare la coppia di lunghi migliore di tutta la lega, quella formata da Tim Duncan e David Robinson (soprannominati “Twin Towers”), uniti ad un giovane playmaker in rampa di lancio come Tony Parker e chiudono infatti la stagione con ben 60 vittorie.

Ai playoff la truppa di Popovich supera 3-2 i Suns al primo turno. Al secondo ci sono i vincitori degli ultimi 3 titoli: i Los Angeles Lakers, costretti dagli Spurs a cedere finalmente lo scettro dopo una sconfitta per 4-2; si apre così la strada al derby texano contro i Dallas Mavericks in finale di Conference. Qui in gara 4 Ginobili firma il suo season high realizzando 21 punti ed aiutando i suoi ad espugnare l’American Airlines Center per la seconda volta. Ne servirà ancora una, in gara 6, per portare gli Spurs alle finals contro i New Jersey Nets, già vicecampioni NBA l’anno prima. Titolo che Kidd e compagni conserveranno, venendo sconfitti per 4-2 dagli Spurs, al loro secondo titolo NBA.

La crescita ed il titolo olimpico

Nella stagione successiva il minutaggio di Ginobili cresce notevolmente, passando dai quasi 21 minuti dell’anno da rookie a lambire i 30. Ad aumentare sono anche le sue cifre, che dicono 12.8 punti e 4.5 rimbalzi, prendendosi anche il lusso di segnarne 33 ai Lakers ritoccando il proprio career high, in un’annata che vede gli Spurs toccare le 57 vittorie.

Al primo turno di playoff i texani superano agevolmente 4-0 i Grizzlies, mandando così in scena il rematch dell’anno prima: un secondo turno tra gli Spurs ed i Los Angeles Lakers. Stavolta però è San Antonio a detenere il titolo e, come capitato l’anno prima, ad essere costretta ad abdicare sconfitta per 4-2.

Nell’estate 2004 Ginobili difende nuovamente i colori della sua nazionale alle olimpiadi di Atene. Manu non si fa attendere a lungo: al debutto, contro Serbia e Montenegro, realizza 27 punti, di cui gli ultimi 3 con il buzzer beater che consente ai suoi di imporsi 83-82. L’Argentina, grazie al terzo posto nel girone stacca il pass per i quarti, dove sarà nuovamente Ginobili, con 13 punti e 2 assist (guidando i suoi in entrambi) a guidare la squadra al successo contro la Grecia per 69-64.

Tra l’Argentina e la finale c’è però un’ostacolo insormontabile: gli Stati Uniti di Allen Iverson, Tim Duncan e 3 rookie di belle speranze: Dwayne Wade, Carmelo Anthony e LeBron James. Team USA cadrà però 89-81. Con 29 punti di Ginobili l’Argentina è in finale, dove sfiderà l’Italia. Anche gli azzurri capitoleranno, per 84-69, grazie ai 25 punti e 11 rimbalzi di Luis Scola ed ai 16 e 6 dello stesso Ginobili.

È il trionfo della “generacion dorada”: Luis Scola, Manu Ginobili, Andres Nocioni, Carlos Delfino, Hugo Sconochini, i ragazzi d’oro dell’Argentina l’hanno portata in cima al mondo.

Il secondo titolo

L’annata a venire è quella della definitiva esplosione per Ginobili, che tocca i 16 punti a partita, prestazioni che gli valgono la prima chiamata all’All Star Game. Il 21 Gennaio, nella trasferta a Phoenix, mette anche a referto il suo career high: 48 punti segnati ai Suns. Migliora anche il record degli Spurs, autori di 59 vittorie stagionali.

Al primo turno San Antonio parte male, perdendo gara 1 contro i Denver Nuggets; rimarrà però l’unica sconfitta della serie, giocata da Ginobili ad oltre 21 punti di media, inclusi i 32 di gara 3 per riprendersi il fattore campo. Saranno invece addirittura 39 quelli realizzati in gara 5 contro i Seattle SuperSonics al secondo turno, in una serie che spalanca, con una vittoria per 4-1, agli Spurs le porte per le finali di conference. Qui a fronteggiare gli uomini di Popovich ci sono i Phoenix Suns, a cui Ginobili riserva un benvenuto da 46 punti nelle prime 2 partite, medie che caleranno leggermente fino ai 21.2 nella serie, vinta per 4-1.

A sfidare gli Spurs alle Finals ci sono i Detroit Pistons campioni in carica. L’inizio di Ginobili è superlativo: 26 punti e 9 rimbalzi in gara 1 e 27 con 7 assist 2 giorni dopo, 2-0 Spurs. Detroit però non molla e porta la serie sul 2-2 prima dell’ultima partita tra le mura amiche. Qui sarà proprio un assist di Ginobili per la tripla di Robert Horry a decidere la partita sul finire dell’overtime. Manu si ripeterà con 21 punti e 10 rimbalzi nella sconfitta di gara 6 ed altri 23 nella decisiva gara 7 che consegna il titolo agli Spurs. Malgrado una serie ad un livello altissimo spetterà però a Tim Duncan, come nel 2003, il premio di MVP delle Finals.

Da titolare a sesto uomo

Nonostante il leggero calo di Ginobili ( 15.1 ppg, 3.5 rpg, 3.6 apg) la stagione 2005-06 ci consegna dei San Antonio Spurs da ben 63 vittorie. Calo che però non sembra vedersi nei playoff, dove al primo turno Manu si abbatte sui Sacramento Kings con 32 punti e 9 assist in gara 2 e 27 con 9 rimbalzi in gara 5, con gli Spurs che si impongono in gara 6 andando a sfidare i Dallas Mavericks al secondo turno. Qui l’argentino stecca le prime 2 partite, cambiando marcia a partire da gara 3, fino ai 30 punti e 10 rimbalzi che mandano la serie alla settima, che però verrà vinta da Nowitzki e compagni.

L’annata successiva è quella della trasformazione in sesto uomo di Ginobili, scelta che lo riporterà sulle medie di 2 anni prima (in cui ricopriva lo stesso ruolo) e con 58 vittorie stagionali per gli Spurs.

Ai playoff San Antonio supera i Denver Nuggets al primo turno per 4-1, andando così a sfidare i Suns, che sorprendentemente ribaltano il fattore campo in gara 2. Partita a cui replica immediatamente Ginobili con 28 punti che trascinano i suoi alla vittoria a Phoenix. Seguiranno poi i 33 di gara 5 ed i 26 nella decisiva gara 6 che consente ai suoi il passaggio del turno. Alle finali di conference ci sono gli Utah Jazz, superati anche loro con un agile 4-1 che vale le Finals contro i Cavs di LeBron James. Anche in quest’occasione Ginobili paga cara una gara 3 chiusa con soli 3 punti a referto, nonostante i 25 di gara 2 e i 27 della decisiva gara 4 che vale il titolo, lasciando ancora una volta l’MVP nelle mani di Tim Duncan.

Ginobili sesto uomo dell’anno

L’annata seguente è la migliore della carriera di Ginobili, che tocca quota 19.5 punti, 4.8 rimbalzi e 4.5 assit, oltre ad 1.5 recuperi. Tutti massimi in carriera, nonchè miglior realizzatore degli Spurs in stagione. Cosa che gli varrà il riconoscimento di sesto uomo dell’anno e l’inclusione, per la prima volta in carriera, nel terzo quintetto All NBA.

Dopo le 56 vittorie ottenute in stagione regolare gli Spurs superano per 4-1 i Phoenix Suns, con un Ginobili da 24 punti di media nelle 3 partite inaugurali della serie. Andrà invece al contrario il secondo turno contro i New Orleans Hornets: le prime 2 partite dell’argentino sono rivedibili, poi arrivano i 31 di gara 3 e, ciliegina sulla torta, i 25 ed i 26 negli elimination game di gara 6 e 7, che portano gli Spurs a ribaltare la serie, vincendo 4-3 ed andando a sfidare i Los Angeles Lakers alle finali di conference. Le prestazioni di Ginobili qui sono decisamente sotto tono, ad eccezione dei 30 punti di gara 3 ed infatti prevarranno i Lakers con un secco 4-1.

Un’altra medaglia olimpica e l’infortunio

Il tempo per smaltire questa delusione però è poco: ad Agosto ci sono le Olimpiadi e l’Argentina si presenta da campione in carica. Ginobili guida i suoi per punti in 3 delle 5 partite del girone, con un acuto da 32 rifilati all’Iran. Ai quarti Manu si ripete segnandone 24 alla Grecia, portando i suoi a sfidare Team USA in semifinale. Si infrange però sul 101-81 per gli statunitensi il sogno di bis dell’Argentina, condannata alla finalina contro la Lituania. I baltici verranno sconfitti 95-87 grazie a 20 punti e 10 rimbalzi di Carlos Delfino che regala così il bronzo all’Argentina.

La stagione 2008-09 invece vedrà Ginobili disputare soltanto 44 partite a causa di un infortunio ai legamenti della caviglia, che lo tiene fuori anche per i playoff, in cui i San Antonio Spurs verranno eliminati con un secco 4-1 dai Dallas Mavericks.

L’anno successivo Ginobili, ristabilito, è, con 16.5 punti a partita, il secondo miglior realizzatore dei suoi dopo Tim Duncan. Come da tradizione gli Spurs approdano in postseason, dove si vendicano dell’anno prima superando per 4-2 i Dallas Mavericks con 26 punti di Ginobili nella decisiva gara 6, però poi subiscono lo sweep dai Phoenix Suns al secondo turno.

L’ultima selezione nei quintetti All NBA

La stagione 2010-11 sarà l’ultima in cui Ginobili torna a partire stabilmente in quintetto, chiudendo con medie di 17.4 punti, 3.7 rimbalzi e 4.9 assist, risultando il miglior marcatore dei suoi (anche se Tony Parker chiuse a 17.5 ppg, ma giocando 78 partite contro le 80 dell’argentino) ed a fine stagione sarà ricompensato con la seconda, ed ultima, inclusione nel terzo quintetto All NBA. L’avventura ai playoff non sarà però altrettanto gratificante: i San Antonio Spurs verranno infatti eliminati 4-2 dai Grizzlies.

Nella stagione successiva Manu salterà 32 partite (sulle sole 66 della stagione accorciata causa lockout) per una frattura alla mano rimediata alla quinta uscita stagionale il 2 di Gennaio. Ritornerà però in tempo per il finale di stagione, aiutando i suoi a conquistare le 50 vittorie stagionali ed il piazzamento ai playoff. Qui gli Spurs superano 4-0 i Jazz al primo turno andando poi a sfidare i Clippers: Ginobili inaugura la serie con 22 punti, in una serie che si concluderà col medesimo risultato della precedente portando gli uomini di Popovich alle finali di Conference contro gli Oklahoma City Thunder. Anche qui l’inizio di Ginobili è degno di nota: 26 punti in gara 1 e 20 in gara 2 per portare i suoi avanti 2-0, peccato però che le successive 4 sconfitte consecutive condannino i texani all’eliminazione.

In quell’estate si tengono anche le Olimpiadi a Londra. L’Argentina, guidata da Scola e Ginobili, supera il proprio girone, approdando ai quarti, dove in un derby sudamericano supera il Brasile guadagnandosi così la semifinale contro gli USA; qui però nonostante i 18 punti di Ginobili sono gli statunitensi ad imporsi 109-83 relegando nuovamente l’albiceleste alla finalina. Sfumerà però anche la medaglia di bronzo perchè, nonostante 21 punti di Manu, sarà la Russia ad imporsi 81-77.

La sfida con i Miami Heat

Smaltita la delusione per la mancata medaglia olimpica Ginobili è il terzo miglior marcatore dei suoi nella stagione 2012-13, contribuendo alle 58 vittorie di San Antonio. Ai playoff inizia ancora forte segnandone 18 ai Lakers in gara 1 al primo turno, spianando la strada per lo sweep degli Spurs. Farà ancora meglio nella gara inaugurale del secondo turno contro i Golden State Warriors: 16 punti, 11 rimbalzi e 7 assist; segnando poi 21 punti anche in gara 4, portando i suoi ad imporsi per 4-2 e sfidare i Memphis Grizzlies nel rematch dell’anno prima, che stavolta però finirà in sweep a favore dei texani, che vanno così a sfidare i Miami Heat campioni in carica alle Finals.

Qui, dopo il 2-2 iniziale in gara 5 una grande prestazione da 24 punti e 10 assist di Ginobili regala il match point agli Spurs in gara 6. Sappiamo però tutti come finirà: tiraccio di LeBron, rimbalzo di Bosh e scarico per la tripla di Ray Allen, che manda la partita al supplementare, dove vincerà Miami, che si ripete anche in gara 7 portando a casa il titolo.

Il rematch

L’anno successivo Ginobili cede all’astro nascente Kawhi Leonard il ruolo di terzo miglior realizzatore della squadra, in una stagione da 62 vittorie degli Spurs desiderosi di prendersi quello che l’anno prima gli è sfuggito per una sola partita. I playoff però si annunciano subito più tortuosi dei precedenti: gli Spurs sudano più del previsto contro i Mavs al primo turno imponendosi in gara 7, marchiata dai 20 di Ginobili (che ne aveva già messi 27 in gara 2). È decisamente più semplice invece il secondo turno, nel quale i Portland Trail Blazers cadono per 4-1, consentendo agli Spurs di andare a sfidare i Thunder per vendicare la sconfitta di 2 anni prima: impresa preparata dai 19 di Ginobili in gara 5 che spezzano la parità e poi conclusa già in gara 6 alla Chesapeake Energy Arena.

Va così in scena il rematch delle Finals dell’anno precedete: San Antonio Spurs contro Miami Heat. Grazie al solito grande inizio di Ginobli (16 punti e 11 assist) gara 1 è degli Spurs; i 35 di LeBron James permettono però a Miami di agguantare il pareggio in gara 2 ribaltando anche il fattore campo. All’American Airlines Arena però a prendersi la scena non è James, tantomeno Bosh o Wade, ma Kawhi Leonard con 29 in gara 3 e 20 in gara 4 regalando 2 vittorie agli Spurs. Gara 5 all’AT&T Center di San Antonio sancisce la festa Spurs: altri 22 di Leonard (che sarà MVP di quelle Finals) e 19 di Ginobili suggellano il successo per 104-87 che vale il quarto titolo per Manu.

L’ultima fase della carriera

Scendono a 10.5 (dai 12.3 dell’anno prima) i punti a partita nelle 70 sfide disputate da Ginobili nel 2014-15. Gli Spurs toccano comunque quota 55 vittorie, ma per la seconda volta nella carriera di Manu (la prima era però infortunato) la campagna playoff si conclude al primo turno, stavolta con il 4-3 subito dai Clippers.

La stagione successiva vede Ginobili per la prima volta scendere sotto i 10 punti di media, complici anche diverse partite saltate per infortunio. Gli Spurs però totalizzano ben 67 vittorie stagionali, che però, viste le 73 dei Warriors, non bastano per ottenere il primo seed. San Antonio travolge poi Memphis per 4-0 al primo turno guadagnandosi il diritto di sfidare (ancora) i Thunder. Questa volta però sono Westbrook, Durant e compagni ad avere la meglio per 4-2.

Quell’estate si tengono anche le Olimpiadi. L’Argentina passa a fatica il girone incontrando poi gli Stati Uniti ai quarti di finale, venendo eliminata da Team USA per la terza volta consecutiva. Dopo quella partita Ginobili dirà addio alla nazionale, sancendo di fatto la fine della “generacion dorada” della pallacanestro argentina, vincitrice di 2 medaglie olimpiche.

Toccano il minimo in carriera (solo 7.5) i punti a partita di Ginobili nell’annata 2016-17, ma i San Antonio Spurs, con 61 vittorie si confermano secondo seed ad Ovest. Ai Playoff gli uomini di Popovich piegano i Grizzlies per 4-2 al primo turno andando ad affrontare così i Rockets nel derby texano.

L’ultimo highlight

Il secondo turno inizia in salita per gli Spurs: i 20 punti e 14 assist di James Harden consentono infatti ai Rockets di espugnare l’AT&T Center in gara 1. San Antonio reagisce vincendo gara 2 e riprendendosi il fattore campo espugnando il Toyota Center in gara 3, prima della sconfitta di gara 4 che ristabilisce l’equilibrio.

Gara 5 è combattutissima; 48 minuti non bastano, si va al supplementare, ma a 9.3 secondi dalla fine c’è una palla a due nell’area degli Spurs, in quel momento avanti 110-107. Eric Gordon vince la contesa riuscendo a deviare il pallone tra le mani di Ryan Anderson, sulle cui tracce c’è Ginobili. Il numero 3, in posizione di ala, mette il pallone nelle mani di James Harden. Con 2.6 secondi da giocare Ginobili si trova isolato contro l’ex Thunder, autore fino a quel momento di 33 punti, 10 rimbalzi e 10 assist.

Harden batte Ginobili andando verso l’interno e si alza per cercare la tripla del pareggio. Il pallone però, una volta uscito dalle mani di Harden rotola goffamente verso la linea laterale. Da dietro Ginobili è riuscito a mettere una mano sul pallone mentre questo era ancora tra le mani del suo avversario, stoppando il tiro del numero 13 e consegando agli Spurs la vittoria in gara 5.

San Antonio vincerà anche gara 6 portandosi a casa la serie, ma si arrenderà poi ai Warriors con un secco 4-0.

La stagione dell’addio

Nell’annata successiva Ginobili ritocca verso l’alto le proprie medie, riportandosi a sfiorare i 9 punti a partita, aiutando gli Spurs a tenere attiva una serie di partecipazioni consecutive ai playoff che diventerà poi la più lunga della storia. Inoltre in quella stagione supererà David Robinson diventando il primo per recuperi nella storia della franchigia.

Con sole 47 vittorie però San Antonio si deve accontentare del settimo posto nella Western Conference, che significa un primo turno contro i Golden State Warriors. Gli uomini di coach Kerr sono un’autentica corazzata ed infatti supereranno gli Spurs per 4-1; quella gara 5 sarà però la partita numero 218 di Ginobili ai playoff, numero che lo colloca al sesto posto all time davanti a Shaquille O’Neal, ma Manu supererà in quella serie anche Reggie Miller al terzo posto per triple segnate ai playoff.

Circa due mesi prima dell’inizio della nuova stagione, il 27 Agosto 2018, Manu Ginobili annuncerà il suo ritiro dalla pallacanestro, consegnandoci così quella gara 5 di playoff contro i Warriors, chiusa con 10 punti, 7 assist e 5 rimbalzi, come la sua ultima partita.

L’eroe dei due mondi

Si potrebbe proprio prendere in prestito questo soprannome, con il quale noi italiani identifichiamo uno dei nostri eroi nazionali, per descrivere al meglio Manu Ginobili; perchè se c’è un comune denominatore di tutta sua carriera questo sono le vittorie. Prima in Italia (scudetto e coppa Italia con la Virtus Bologna), poi l’Eurolega sempre con le V nere, tra l’altro vincendo il premio di MVP in tutte e tre le competizioni, poi il salto oltreoceano e i trionfi in NBA, ben 4, come solo altri 43 giocatori nella storia; ed infine, ultime ma non per importanza, le medaglie: un argento mondiale nel 2002, il bronzo olimpico nel 2008, ma sopratutto l’oro di Atene 2004.

A testimonianza di quanto Manu Ginobili sia stato importante nel raggiungimento di questi trionfi ci sono due attestati sotto forma di maglie ritirate: la numero 5 della nazionale argentina e la numero 20 dei San Antonio Spurs, con la quale ha trascorso tutta la sua carriera in NBA.

Come gia detto sopra solo altri 43 giocatori possono dire di aver sollevato per 4 volte il Larry O’Brien Trophy, ma sono solo due quelli che possono dire di aver vinto oro olimpico, eurolega ed un titolo NBA. Uno di questi è Emanuel David Ginobili Maccari, per tutti semplicemente Manu.

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