Ecco giunti al quinto appuntamento con le nostre inteviste in esclusiva. Questa volta però cambiamo la squadra del giocatore intervistato e il girone ma non la categoria perché anche lui milita in Serie A2. Si tratta di Lorenzo Baldasso, torinese classe 1995 che gioca come guardia o ala piccola nella Pallacanestro Nardò, attualmente all’ottavo posto del girone rosso a quota 16 punti con otto vittorie e nove sconfitte totali. I suoi numeri parlano di otto punti di media tirando con il 38% da tre punti in poco meno di 25 minuti di impiego.

Ciao Lorenzo, innanzitutto ci tengo a ringraziarti per aver accettato di fare l’intervista, inizio con il chiederti chi sei e dove giochi?

Ciao a tutti! Sono Lorenzo Baldasso e sono un giocatore della Pallacanestro Nardò, che è un paesino vicino Lecce, che milita nella categoria di Serie A2. È ottavo o nono anno che sono furoi casa; ho girato un po’ per l’Italia, ma il mio percorso inizia nelle fila di quella che era la storica Auxilium, che si allenava nelle palestre di Collegno soprattutto al PalaTaroni.

Qual è stata la miccia che ti ha fatto iniziare a giocare a pallacanestro?

Sia per me che per mio fratello è stato papà perché quando eravamo piccoli d’estate o nel pomeriggio ci ritrovevamo ai giardinetti con gli amici a giocare a pallone. Da lì un pomeriggio, mio papà visto che giocava, anche se non a livelli alti, decide di passare dal campetto mentre torniamo a casa e inizia a fare due tiri e due palleggi tra le gambe lasciando sia me che mio fratello incantati. Quindi da lì abbiamo iniziato sempre di più ad andare al campetto fino a quando un giorno al campetto fuori dal palazzetto di Collegno e siccome io ero molto più alto dei miei coetanei e anche di quelli un paio di anni più grande mi hanno chiesto di andare provare a fare un allenamento e poi vedi come ti trovi e così poi ho iniziato a giocare.

Com’è il rapporto con tuo fratello Tommaso?

Super collaborativo nel senso che lui guarda quando riesce le mie partite e io ovviamente ho più tempo per guardare le sue. Sicuramente è uno spettacolo anche migliore e quindi diciamo che sì ovviamente ci parliamo, ci chiediamo. Però c’è un minimo di competizione ma nel senso che vogliam far vedere anche all’altro che sappiamo stare al livello in cui siamo e che sappiamo che ci piace farlo, che facciamo bene. Poi il periodo in cui effettivamente ci son stati un paio di anni in cui abbiamo giocato nella stessa categoria quando lui era a Roma e quando io ero a Trieste; lì ovviamente il confronto la gente lo faceva perché era inevitabile.

Poi già lì che erano i primi anni che faceva A2 già giocava molto bene, aveva tanto spazio e si vedeva che c’era un qualche cosa ecco. Lui dopo i primi due anni un po’ così dove la squadra lì non aveva chissà quali ambizioni, riesce a fare poi la promozione invece sempre con la Virtus Roma in Serie A. Sa lì in poi non c’è più stato assolutamente mai nulla da dire nel senso che ad oggi credo che sia chiaro a tutti e a me per primo, e son contentissimo di questo, che giochiamo su due livelli diversi. Ed è giusto che sia così.

Qual è la squadra in cui ti sei trovato meglio?

Nel complesso ti dico Trieste dove al di là del fatto che ci sono stato tre anni quindi ho avuto anche più tempo e modo di creare rapporti che andassero anche oltre il campo. Continuo ad avere delle persone a cui sono molto affezionato lì e quando posso soprattutto nel periodo estivo che è più facile torno a salutare i ragazzi e chi è ancora lì lo seguo ancora tanto piacere Trieste. Nel complesso devo dire che è stato ed è anche un po’ come una seconda casa.

Altre due esperienze che se ti devo dire al di là dell’ambito pallacanestro che è andata così così però altri due posti a cui sono molto affezionato sono Imola e Roma l’anno scorso. Perché anche lì ho avuto e ho dei rapporti: Roma era l’anno scorso e la cosa però anche Imola che era già quattro, cinque anni fa mi porto ancora certe amicizie che ho stretto all’ora quindi devo dire questi tre posti in particolare.

Chi è l’idolo di Lorenzo Baldasso o c’è qualcuno a cui ti ispiri?

Ma guarda non è esattamente un idolo. Anche perché quando ho iniziato io non guardavo tanto basket, anche perché il basket non è che girasse così tanto in TV. Quindi le cose che mi ricordo di aver sono l’ultimo All Star Game di Michael Jordan e mi ricordo il suo tiro per pareggiare e andare all’overtime e ho anche il poster in camera. L’altra cosa che mi ricordo quando effettivamente iniziammo ad andare a giocare a pallacanestro, papà e mamma ci portano a comprare la prima canotta. Mi ricordo che io mi ero comprato quella di Vince Carter ai Toronto Raptors e mio fratello si era preso quella di Allen Iverson ai 76ers. Ho un bel ricordo perché era la mia prima maglietta, ma sicuramente non è il mio stile di gioco. Io non son capace di giocare così. Non mi avvicino neanche proprio lontanamente però.

Per il resto ti dico cioè ci son tanti giocatori che guardo e un po’ studio perché effettivamente hanno un modo di giocare che è più simile al mio. Il primo che mi viene in mente è Belinelli ma non tanto per il suo tiro ma mi piace molto il suo modo di creare, di giocare senza la palla; questi tagli che fa sulla linea di fondo che sono cose che un giocatore come lui che ha mani dorate. È stato secondo me bravissimo a ritagliarsi e a trovare quelle soluzioni lì perché nel momento in cui effettivamente il tiro da fuori non entra riesci comunque a fare un po’ di punti anche tirando da sotto canestro sapendo muoversi senza la palla.

Hai una routine pregara?

Se parliamo di “superstizione” quindi magari playlist o cose no, ma le ho avute e ti dico che non funzionano cioè nel senso non funziona e ho fatto veramente degli anni ad ascoltare sempre le stesse canzoni sempre nello stesso ordine. Alla lunga poi ti rendi conto che è un modo sicuramente per trovare sicurezza in una certa routine ecco il fatto di fare le cose sempre nello stesso modo però effettivamente poi in fondo in fondo l’incidenza non c’è. Se parliamo però del modo di fare riscaldamento prima della partita allora quello sì.

Ho una una mia progressione che faccio ogni volta che ovviamente non è costruita però mi è più utile visto che ho un certo stile di gioco con un tiro molto più da tre che da due quindi è un po’ un risvegliare mano a mano i movimenti per che mi portano a tirare. Quindi dal più facile al più difficile e poi ovviamente continuo col riscaldamento con la squadra. Questo lo fai comunque sempre prima del discorso del coach perché abbiamo un quarantacinque minuti per fare un po’ di tiro, un po’ di quello che vogliamo: c’è chi fa stretching e sicuramente c’è una parte in cui faccio un massaggio per le ginocchia, le gambe e poi inizio questo rito che porta poi a tirare da più vicino fino ad arrivare poi da tre anche un po’ più indietro.

Qual è l’avversario che ti ha stupito di più?

Beh guarda la prima che mi viene in mente è la Virtus Bologna quella che è poi salita in A credo dopo un anno dalla retrocessione e mi sa che l’anno dopo sono immediatamente risaliti e potrebbe essere il 2017. Una squadra onestamente ingiocabile, noi siamo arrivati in finale contro di loro per salire e onestamente non c’è mai stata partita, in tre partite, ci hanno rullati proprio, nel senso, qualsiasi cosa facessimo, erano proprio più forti ecco. Un’altra squadra che mi viene in mente che è più recente Scafati l’anno scorso per il tasso fisico che avevano messo in campo. O Napoli l’anno che ero a Latina, era una squadra molto molto forte. Diciamo comunque in quelle che poi hanno fatto il salto in A assolutamente le più forti.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

È esattamente un sogno e sarebbe stato quello di giocare le Olimpiadi con mio fratello; sarebbe stato veramente il top, una cosa che il giorno dopo posso anche smettere. Però mi rendo conto che sia abbastanza un sogno. Quello che mi piacerebbe raggiungere che è un po’ più possibile e che sarebbe anche un togliersi un sassolino dalla scarpa sarebbe quello di fare effettivamente un’altra promozione in in Serie A da protagonista o comunque da giocatore ecco delle rotazioni in maniera importante all’interno della squadra.
Questa sì è una cosa che prima di smettere vorrei togliermi e poi anche per provare ad andare a fare l’anno dopo una serie A dove non vorrei arrivarci perché qualcuno mi ha chiamato per non farmi giocare o per fare il dodicesimo. Vorrei arrivarci perché me la son guadagnata sul campo e poi ci arrivo con una sicurezza diversa provando a giocarmi i miei minuti.

Come vivi il post partita?

Beh guarda intanto va molto valutato secondo me il modo in cui vinci o perdi e anche contro chi giochi. Di base sono uno che anche se vince o se gioca bene è contento ma poi ha sempre un occhio verso cosa poteva comunque fare meglio. Quindi c’è sicuramente felicità e soddisfazione però poi c’è già anche la parte dove dici però questa roba qua forse poteva andare così, potevamo farla così. Nell’ultimo periodo ho notato che secondo me durante le vittorie ovviamente è giusto godersi il momento e quindi sfogarsi un po’ “rilassarsi” un pochettino.
Ultimamente ho imparato che invece dopo le sconfitte abbattersi o arrabbiarsi troppo oppure spegnersi non è che porta così tanti frutti. Alle volte forse è più utile magari anche sbagliando valutarla come magari un errore che può starci durante un percorso di una stagione o cose che capitano perché alla fine è uno sport. Non siamo da soli ma c’è sempre un avversario e quindi bisogna prendere anche le sconfitte in maniera più propositiva ecco secondo me. Più utile per affrontare la partita successiva o l’impegno successivo.

L’intervista completa uscirà domani 20 gennaio sul nostro canale Youtube

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments