Senza Doctor J non ci sarebbe stato MJ” sentenziava così his airness Michael Jordan per celebrare la grandezza di Julius Erving. Doctor J rappresentò una vera e propria rivoluzione per la pallacanestro americana, che fino ad allora aveva visto avvicendarsi lo strapotere fisico di Chamberlain prima e Jabbar poi; oppure il talento cristallino di “Pistol” Pete Maravich. Ma sui parquet di tutto il mondo un giocatore esplosivo ed imprevedibile come Julius Erving rappresentava un unicum a tutti gli effetti: il primo giocatore capace letteralmente di saltare sopra i difensori avversari.

Gli inizi di Doctor J

Nativo dello stato di New York, dove comincia a praticare pallacanestro sin da bambino, il soprannome “Doctor” (diventato dopo varie modifiche appunto “Doctor J”) se lo porta dietro dal liceo, quando rispose “Chiamami Dottore” ad un commentatore estasiato dal suo splendido modo di giocare a pallacanestro. Julius Erving frequenta l’università del Massachusetts, dalla quale esce come uno dei soli 6 giocatori capaci di realizzare 20 punti e 20 rimbalzi di media nella propria carriera universitaria. Cifre ancor più impressionanti considerando che parliamo di un’ala piccola di 2 metri e non di un centro con la stazza dei sopracitati Chamberlain e Abdul-Jabbar.

Doctor J e l’esperienza in ABA

Dopo l’NCAA ad attendere Julius Erving non c’è però la NBA, ma la American Basketball Assosciation (o più brevemente ABA), lega fondata nel 1967 proprio con l’obbiettivo di competere con la già affermata NBA.

L’esordio in ABA di Doctor J avviene nel 1971, con la divisa dei Virginia Squires e sopratutto nell’unico modo in cui Julius Erving sembrava saper fare le cose: quello più spettacolare. La stagione da rookie dice infatti 27.3 punti, 15.7 rimbalzi e 4 assist a partita, guidando al secondo posto ad est i suoi Squiries, fermati poi ad un passo dalle Finals dai New York Nets, vincitori per 4 a 3 nonostante una serie giocata a oltre 30 punti e 20 ribalzi di media di Doctor J. La stagione successiva vede Erving guidare la lega per punti, con 31.9 a partita, suo massimo in carriera, ma uscire prematuramente al primo turno dei playoff per mano dei Kentucky Colonels con un sonoro 4-1.

I trionfi con i New York Nets

Per la stagione 1973-74 Erving torna nella sua città natale andando a vestire la maglia dei New York Nets e consacrandosi come uno dei migliori giocatori della propria lega. L’avventura nella grande mela inizia con una stagione a dir poco dominante in cui vince l’MVP della regular season ed il titolo di miglior realizzatore (27.9 punti a partita), guidando i suoi al miglior record della Eastern Division; per un curioso incrocio del destino la prima serie di playoff lo vede tornare in Virginia per affrontare gli Squires, demoliti però 4-1 dai Nets, che avanzano andando ad affrontare i Kentucky Colonels, a cui tocca una sorte ancora peggiore: lo sweep. Il debutto alle ABA Finals di Doctor J dice 47 punti, 10 rimbalzi e 3 assist rifilati agli Utah Stars, superati anch’essi per 4-1 dai Nets che vinceranno il titolo con Erving incoronato Playoff MVP.

La stagione 1974-75 incorona Doctor J nuovamente MVP (ex aequo con George McGinnis), ma i suoi trionfi si fermano qui: i Nets soccombono infatti per 4-1 al primo turno di playoff contro gli Spirits of St. Louis. Il 1975-76 vede Erving centrare il terzo MVP consecutivo (nuovamente da scoring leader) e i suoi Nets conquistare i playoff grazie al secondo seed in classifica (nel frattempo non più divisa per conference). Qui i Nets superano in 7 partite gli Spurs guadagnandosi l’accesso alle Finals contro i Denver Nuggets (autori del miglior record in stagione), l’avvio di Doctor J è nuovamente pirotecnico: 45 punti, 12 rimbalzi e 4 assist in gara 1 e addirittura 48, 14 e 8 3 giorni dopo in gara 2, con i Nets che si imporranno 4-2 vincendo il secondo titolo in 3 anni.

L’arrivo in NBA

Julius Erving si era ormai consacrato come uno dei giocatori simbolo della ABA quando questa, nel 1976, viene assorbita dalla NBA, nella quale si aggiungono 4 squadre: i Denver Nuggets, i San Antonio Spurs, gli Indiana Pacers e per l’appunto i New York Nets di Doctor J freschi campioni, che però dovettero cedere il loro miglior giocatore ai Philadelphia 76ers per potersi permettere l’approdo in NBA.

Al primo anno in NBA Doctor J viene subito scelto per giocare l’All Star Game, di cui viene eletto MVP grazie ad una prestazione da 30 punti e 12 rimbalzi. Con la sua aggiunta i Philadelphia 76ers conquistano i playoff con il miglior record della Eastern Conference, dove superano prima i Boston Celtics (4-3) e poi gli Houston Rockets (4-2) per approdare alle NBA Finals, dove però verranno sconfitti per 4-2 dai Portland Trail Blazers, serie in cui Doctor J è l’ultimo a gettare la spugna con 37 punti in gara 5 e 40 in gara 6 che però non bastano a portare i 76ers alla vittoria.

Le due stagioni successive Philadelphia non riesce a dare continuità a quanto fatto, disputando sì, delle buone regular season, ma subendo 2 eliminazioni al secondo turno per mano prima dei Knicks (4-0) e poi degli Spurs (4-3); inversione che invece arriva nel 1979-80, anno in cui i Sixers vincono 59 partite di regular season, anche grazie ad un Doctor J che per la prima volta torna alle medie realizzative di quando giocava in ABA (26.9 a partita per lui) e poi battono Bullets (2-0), Hawks e Celtics (entrambe per 4-1) centrando nuovamente le NBA Finals, dalle quali però escono vincitori i Los Angeles Lakers per 4-2. Curiosamente l’MVP di quelle Finals fu l’allora rookie dei Lakers Earving “MagicJohnson, che in Doctor J aveva il proprio idolo d’infanzia.

I trionfi in NBA

La stagione 1980-81 vede il record dei Philadelphia 76ers migliorare ancora, toccando le 62 vittorie (miglior record insieme ai Celtics), ma sopratutto porta a Doctor J il primo riconoscimento da quando è arrivato in NBA: il premio di MVP, a coronamento di una stagione da 24.6 punti, 8 rimbalzi e 4.4 assist. Ai playoff però saranno proprio Dave Cowens e compagni a spegnere le speranze dei 76ers, battendoli per 4-3 alle finali di Conference.

L’anno successivo vede l’approdo in Pennsylvania di uno dei migliori lunghi della lega: Moses Malone. Guidati dal neonato duo i 76ers approdano ai playoff grazie ad una stagione da 58 vittorie, qui superando Atlanta (2-0) e Milwaukee (4-2) e vendicandosi dei Boston Celtics grazie ai 29 punti di Doctor J al Garden in gara 7 si guadagnano l’accesso alle Finals, dove però vengono ancora una volta sconfitti dai Lakers per 4-1.

Il titolo 1982-83

La nuova stagione vede il secondo titolo di MVP dell’All Star Game (a cui continua ininterrottamente a partecipare stagione dopo stagione) per Doctor J, che realizza 25 punti e 6 rimbalzi nella vittoria dell’Est sull’Ovest per 132-123. In stagione regolare invece, insieme a Moses Malone (che quell’anno sarà MVP della regular season) porta i 76ers ad essere la quarta squadra nella storia NBA, dopo Lakers, Celtics e Bucks, a conquistare 65 vittorie in una stagione.

Ai playoff gli uomini di Billy Cunningham sono un’autentica schiacciasassi: il 4-0 ai Knicks ed il 4-1 ai Bucks valgono una nuova chance alle Finals, dove per la terza volta davanti a Doctor J ci sono i Los Angeles Lakers, stavolta in cerca del bis; il risultato però sarà ben diverso: 4-0 per i Philadelphia 76ers. Erving chiude la serie con 19.5 punti, 8.5 rimbalzi e 5 assist ( e quasi 3 stoppate), ma i 14 punti di gara 2 pesano come un macigno sulla sua candidatura ad MVP delle Finals , titolo vinto dal compagno Moses Malone, che bissa così il riconoscimento ottenuto in regular season.

Gli ultimi anni

Nelle successive stagioni il duo Doctor JMalone trascina ancora i 76ers alla postseason, ma il punto più alto saranno le Eastern Conference Finals della stagione 1984-85, dove però ad imporsi saranno i Boston Celtics del trio BirdParishMcHale (in quel momento nel pieno della rivalità coi Lakers dello showtime di Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar), contornate da una serie di precoci eliminazioni: 3-2 dai Nets e dai Bucks (rispettivamente nel 1984 e nel 1987) al primo turno e 4-3 sempre dai Bucks nelle Eastern Conference Semifinals del 1986.

A livello personale Julius Erving raccoglie ancora soltanto delle partecipazioni all’All Star Game, manifestazione che disputerà per tutte e 16 le sue stagioni da professionista tra ABA e NBA, ma vedendo il proprio rendimento calare anno dopo anno fino a scendere sotto i 20 punti (19.5 nella stagione 1985-1986 e addirittura 18.9 nella stagione 1986-87) come mai gli era successo in carriera Doctor J decide di dire basta all’età di 36 anni.

I riconoscimenti

Riassumendo quanto detto sopra Julius Erving può vantare 3 titoli (2 in ABA e uno in NBA), conditi da 2 MVP dei Playoff ABA e 4 MVP della stagione regolare (3 in ABA e uno in NBA), 5 selezioni nei quintetti all ABA (nel 1972 nel secondo e poi consecutivamente dal 1973 al 1976 nel primo), 5 selezioni nel primo quintetto all NBA (nel 1978 e poi dal 1980 al 1983) e 2 nel secondo (1977 e 1984), oltre alle già menzionate 16 apparizioni consecutive all’All Star Game (5 in ABA e 11 in NBA) condite da 2 MVP, entrambi in NBA.

Oltre a tutto questo è stato il terzo giocatore di sempre a realizzare 30000 punti in carriera (contando gli 11662 che lo collocano al quinto posto tra i realizzatori all-time in ABA) dopo Chamberlain e Jabbar, con un career high da 63 punti in ABA e 45 in NBA. A testimoniare la sua straordinaria carriera Erving è stato inserito nella lista dei migliori 50 giocatori NBA stilata nel 1996 (ed in quella dei migliori 75 del 2021) e nella Naismith Hall of Fame, dove è entrato nel 1993.

Il lascito: Doctor J come fonte di ispirazione

L’eredità cestistica di Doctor J, come ampiamente testimoniato dalla frase pronunciata da Michael Jordan e citata all’inizio, non si ferma a premi e statistiche, tantomeno alle maglie numero 6 e 32 appese rispettivamente sui soffitti del Wells Fargo Center di Philadelphia e del Barclays Center di Brooklyn e che nessun altro potrà più indossare.

La più importante eredità lasciataci da Julius Erving è quella di essere stato il primo a mostrare sui campi da pallacanestro quella serie di schiacciate e giocate spettacolari, replicate prima da Michael Jordan e Dominique Wilkins, poi da Kobe Bryant, Vince Carter, LeBron James e che oggi vedendo giocatori dall’atletismo debordante come Ja Morant ci sembrano quasi la normalità. Ecco, se oggi vedete tutto questo e la pensate così dovete ringraziare Julius Winfield Erving II, o per tutti semplicemente Doctor J.

https://youtu.be/WMvF7grcSyI
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