Viene facile al giorno d’oggi pensare ad un NBA globalizzata, in cui troviamo giocatori provenienti da ogni angolo del pianeta, in cui tra i migliori 10 giocatori metà non sono americani, ma in passato era molto molto diverso. Ad attirare l’attenzione del mondo sull’NBA fu il cosiddetto Dream Team: la leggendaria selezione americana di pallacanestro che dominò le olimpiadi di Barcellona 1992.

Prima di questa data sono stati pochissimi gli europei approdati oltreoceano e tra questi il primo capace di lasciare veramente il segno sui parquet americani fu Drazen Petrovic.

L’inizio e il dominio in Europa

Drazen nasce a Sebenico, una piccola cittadina dell’allora Jugoslavia, praticando la pallacanestro sin da bambino, arrivando ad esordire tra i professionisti a 15 anni, nella squadra della sua città, il Sibenik, sotto la sapiente guida di Zoran Slavnic. Qui Petrovic militerà per 5 stagioni, durante le quali trascinerà i suoi ad una finale di coppa Korac, allora la terza manifestazione europea più importante, persa contro Limoges nel 1982.

Terminata questa esperienza Drazen raggiunge il fratello Aza al Cibona Zagabria, all’epoca campione di Jugoslavia in carica. Petrovic ad appena 20 anni è letteralmente infermabile: nel campionato locale segna oltre 43 punti di media a partita e conquista ogni trofeo possibile: un campionato e 3 coppe di Jugoslavia, 2 coppe dei campioni e una coppa delle coppe. Nella stagione 1985-86 segna addirittura 112 punti nel match inaugurale contro l’Olimpija Ljubljana.

Drazen è uno che ama le sfide ed ormai per lui nel 1988 la Jugoslavia non offre più stimoli, così accetta l’offerta monstre del Real Madrid. Anche in Spagna però il dominio di Petrovic non ha fine: porta i blancos a vincere lo scudetto, con una gara da 42 punti nelle finali (ancora oggi record imbattuto) e fa ancora meglio nella finale di coppa delle coppe con 62 punti nella finale contro la Snaidero Caserta di Oscar Schmidt, che si arrende 117-113.

Nell’estate del 1989 arriva anche il primo successo con la nazionale Jugoslava: il titolo europeo, vinto insieme all’amico Vlade Divac, con Drazen eletto miglior giocatore della manifestazione.

L’approdo in NBA

Dopo aver dominato in Europa, per sua stessa ammissione, Petrovic vuole dimostrare di poter fare la differenza anche in NBA ed approda così ai Portland Trail Blazers. In Oregon però Drazen si scontra con una realtà diversa da quella europea, in cui lui non è più il dominatore assoluto e quindi viene aspramente criticato dai compagni per il suo eccessivo individualismo. Inoltre nel suo stesso ruolo, quello di guardia tiratrice, i Blazers hanno una stella come Clyde Drexler. Petrovic finisce così per soffrire anche il poco spazio a disposizione per far vedere ciò di cui è veramente capace. Portland quell’anno arriva comunque alle Finali NBA, perse per 4-0 contro i Detroit Pistons, ma l’apporto di Mozart è quasi nullo.

I New Jersey Nets

Nella stagione 1990-91 Petrovic cambia così casacca dopo appena 18 partite, sposando il progetto giovane dei New Jersey Nets, che gli garantisce sicuramente maggiore minutaggio: nelle 43 partite giocate coi Nets Drazen realizzerà infatti oltre 12 punti di media, contro i 4.4 delle 18 disputate coi Blazers.

La stagione della consacrazione è però quella successiva: Petrovic si dimostra uno dei migliori tiratori da 3 punti dell’intera NBA e con 20.6 punti a partita è il miglior realizzatore dei Nets. Gli uomini di Bill Fitch si guadagnano anche l’accesso ai playoff, ma la loro corsa si interrompe al primo turno,dal quale usciranno vincitori i Cleveland Cavaliers per 3-1, nonostante una gara 1 da 40 punti di Drazen.

Durante l’estate Petrovic risponderà alla convocazione della sua nazionale, la Croazia, con la quale compie una vera impresa conquistando l’argento alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, insieme a giocatori come Dino Radja e Toni Kukoc. L’oro andrà agli Stati Uniti del Dream Team.

Il primo europeo in un quintetto all-NBA

Le cifre di Petrovic crescono leggermente anche nella stagione 1992-93, toccando i 22.6 punti di media, ma quest’annata è ricordata nella carriera di Drazen Petrovic per un altro episodio: è il 24 Gennaio del 1993 e i Nets stanno per sfidare gli Houston Rockets, nei quali milita un altro grande tiratore da 3 punti dell’epoca: Vernon Maxwell. Nel prepartita Maxwell provoca Petrovic sentenziando che: “Deve ancora nascere un europeo bianco che mi faccia il c**o”. Petrovic risponderà sul campo al giocatore dei Rockets segnando 44 punti in 41 minuti, il suo career high. A coronare quella che è a tutti gli effetti la miglior stagione della sua carriera è l’inserimento di Drazen Petrovic nel terzo quintetto all-NBA. Diventa così il primo europeo di sempre a riuscirci.

Come aveva già anticipato dopo le Olimpiadi di Barcellona alla fine della stagione successiva Drazen Petrovic, ormai diventato una stella riconosciuta anche oltreoceano, vuole competere per il titolo NBA e per farlo deve lasciare i New Jersey Nets. Quella chance però Drazen non la avrà mai, perchè dopo una partita disputata dalla sua Croazia in Polonia sceglie di rientrare in patria in macchina e non in aereo come il resto della squadra, ma il 7 Giugno del 1993 la macchina su cui viaggia subisce un violentissimo scontro con un tir e Petrovic muore sul colpo.

L’eredità

Per onorare la memoria di Petrovic la sua maglia campeggia tutt’ora sul soffitto del Barclays Center, oggi casa dei Nets, nel frattempo trasferitisi a Brooklyn. In Croazia Drazen Petrovic è considerato un eroe ed il 7 Giugno, giorno della sua morte, è ancora oggi lutto nazionale.

Oltre i riconoscimenti però la, seppur corta, storia NBA di Drazen Petrovic ha fatto capire a tanti giocatori europei che la NBA non era più un terreno di caccia esclusivo degli americani, ma che potevano (e dovevano) starci anche loro.

A portare avanti questa idea furono in primis altri giocatori appartenuti all’ormai ex Jugoslavia, come i già citati Vlade Divac e Toni Kukoc, poi il principe del Baltico Arvydas Sabonis. La vera e propria esplosione arriva con il nuovo millennio: Tony Parker, Pau Gasol e Dirk Nowitzki sono vere e proprie superstar che hanno vinto titoli da protagonisti. Infine arriviamo ai giorni nostri, quelli dei 4 MVP consecutivi vinti da giocatori europei: 2 a testa per Nikola Jokic e Giannis Antetokounmpo, oltre che di un Luka Doncic che sembra poter scrivere pagine di storia importanti in questa lega.

Quando oggi vediamo il livello che hanno raggiunto i giocatori europei inevitabilmente non si può non pensare a quell’estate del 1989, quando in Oregon aprodò un ragazzo con la canotta numero 44, diventato uno con il 3, che dopo l’Europa voleva prendersi anche l’America, ma della cui storia abbiamo avuto solo un triste, precoce, epilogo: Drazen Petrovic.

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