La sconfitta maturata per mano degli Orlando Magic questa notte (in cui troviamo anche i 22 punti del nostro Paolo Banchero) è la quarta consecutiva per i Golden State Warriors, rilegati ad oggi nelle zone basse della classifica con un record di 3-6, decisamente misero visto che si parla dei campioni in carica.
Il dato ancora più allarmante è la carenza di risultati il super avvio di stagione di Stephen Curry. Il numero 30 conduce la squadra per punti (31), rimbalzi (7), assist (6.8) e recuperi (1.2) a partita, cifre sicuramente da MVP, ma che fanno quantomeno specie in una squadra che ci ha sempre abituato ad avere nel gruppo una delle sue forze e considerato che l’MVP delle ultime Finals è un giocatore dall’indiscussa capacità realizzativa, ma non è mai stato un giocatore capace di primeggiare nella sua squadra in 4 voci statistiche principali su 5 come potrebbero fare Nikola Jokic o LeBron James.
Le difficoltà dei giocatori di Golden State Warriors
Proprio questi dati pongono l’attenzione sul mancato apporto dei compagni a quello che somiglia sempre più ad un losing effort del prodotto di Davidson: in primis per quello che riguarda Draymond Green, il cui apporto in entrambe le metà campo sembra essere calato ( e sappiamo bene quanto il numero 23 sia importante per questa squadra) e con il quale qualcosa sembra essersi rotto dopo la lite con Jordan Poole di un paio di mesi fa. A calare è anche la resa dell’altro splash brother Klay Thompson, che ha appena chiuso la peggior stagione al tiro della carriera, ma che dopo 2 infortuni simili è già tanto che sia tornato a giocare su questi livelli.
Ad esporsi pubblicamente su questa situazione è stato lo stesso Draymond Green pochi giorni fa sostenendo che Golden State stia giocando “con un pezzo mancante”. Senza dubbio la stagione è ancora molto lunga e scommettere contro i campioni in carica non è mai un buon affare, ma ad oggi sembra che Steve Kerr avrà un bel da fare per trovare questo famoso pezzo mancante.