Dopo il 112-98 con cui i Cleveland Cavaliers si sono imposti nella notte NBA, è arrivata la sesta sconfitta consecutiva per i Phoenix Suns. Sono usciti vincitori una sola volta nelle ultime 10 partite giocate (contro i Grizzlies il 28 dicembre scorso) e ad oggi occupano l’ottava posizione nella Western Conference con 20 vittorie e 21 sconfitte con gli Oklahoma Thunder che occupano la tredicesima posizione con solo una partita e mezza di svantaggio.

Già dopo la gara 7 delle finali di conference dello scorso anno, persa contro i Dallas Mavericks, sembrava che qualcosa all’interno dello spogliatoio dei Suns fosse successo, poi si sono susseguiti durante l’estate il tira e molla sul contratto di DeAndre Ayton, trattenuto pareggiando l’offerta dei Pacers, nonostante Phoenix fosse restia a concedergli il massimo salariale e gli scandali che hanno riguardato l’ex proprietario Robert Sarver, costretto a vendere la franchigia. Gli uomini di Monty Williams avevano però risposto sul campo con un avvio da 15-6 che faceva ben sperare in vista della stagione, salvo poi collezionare 5 vittorie nelle successive 20 partite.

Per quanto faccia male dirlo uno dei principali imputati sembra essere proprio Chris Paul, che arrivato a 37 anni iniziare ad accusare il peso dell’età. Il prodotto di Wake Forest sta disputando la peggior stagione sia per punti (13.1) che per percentuale dal campo (42.5). Per la quinta volta in carriera distribuisce meno di 9 assist a partita (8.3), peggio aveva fatto solo nell’anno da rookie (7.9) e nelle tre stagioni consecutive disputate tra Houston (7.9 e 8.2, ma avendo di fianco un giocatore che gestisce un enorme numero di possessi come James Harden) e OKC (6.7): quando tutti lo davano per finito ed invece è rinato con la canotta dei Suns, che però questa volta potrebbero essere veramente arrivati a fine ciclo.

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