Un talento cristallino, generazionale, uscito da una fucina di fenomeni quale era il draft del 2003. Fluido, elegante e pulito nei movimenti, ma anche efficace, dannatamente efficace: per moltissimi l’attaccante più letale della sua generazione, una macchina da canestri quasi perfetta. Già, quasi, perchè il suo più grande limite è stato proprio il suo ego, incapace di fargli capire quando era ora di fare un passo indietro per puntare ad un fine più alto. Carmelo Anthony era tutto questo, prendere o lasciare.
A scoprirlo per primi sono i Syracuse Orange, che conduce all’unico titolo NCAA della loro storia al suo anno da freshman, liquidando i Kansas City Jayhawks con 20 punti, 10 rimbalzi e 7 assist nella finale.
Lo sbarco in NBA di Carmelo Anthony
A portarlo in NBA sono i Denver Nuggets, con la terza scelta assoluta al draft 2003, lui li ripaga con quasi 25 punti di media in 8 stagioni e le finali di Conference raggiunte nel 2009, poi qualcosa si rompe, Melo non rinnova e finisce ai Knicks, dove sarà croce e delizia dei tifosi del Madison Square Garden: delizia perchè partite come quella del 24 Gennaio 2014 non si dimenticano tanto facilmente: 62 punti segnati agli Hornets e nuovo record al Madison fissato, ma anche croce perchè non sembrava avere la testa di chi vuole vincere tutto. Comunque saranno anche qui 7 stagioni a quasi 25 punti di media.
La fase discendente della carriera
Qui però la carriera di Anthony rischia di terminare anzitempo dopo l’annata deludente ai Thunder e ai Rockets, il taglio da parte dei Chicago Bulls e nessuno che per un anno sia disposto ad offrirgli un contratto. È qui che Carmelo Anthony decide di rimettersi in gioco, mettendo per la prima volta da parte il suo ego pur di non smettere: si fa avanti Portland, dove Anthony dimostra per 2 anni di poter ancora dare il suo contributo. Poi arriva la grande chance: l’amico LeBron James, fresco MVP delle Finals 2020, lo chiama per unirsi ai Lakers campioni in carica, sembra la chance perfetta per il titolo, ma i problemi fisici di Anthony Davis portano i Lakers ad un’amata uscita al primo turno contro i Suns, in quella che sarà l’ultima partita NBA di Carmelo Anthony.
Malgrado quello con Syracuse sia rimasto l’unico titolo della carriera di Anthony non bisogna fare l’errore di considerarla un grande fallimento: Melo vanta 3 ori olimpici con Team USA (2008, 2012 e 2016), ma sopratutto occupa l’undicesima posizione nella classifica dei migliori realizzatori NBA, con ben 28289 punti, con una media di oltre 22 a partita, a dimostrazione del fatto che quello che oggi ha annunciato il suo ritiro è veramente stato uno dei migliori attaccanti di ogni epoca.
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