Sicuramente la NBA ha in Earving “MagicJohnson uno dei giocatori più unici, particolari e spettacolari che si siano mai visti sui propri campi, tutti aggettivi utilizzabili anche per descrivere i suoi Lakers, quelli dello “Showtime”. Sebbene uno degli idoli dello stesso Johnson sia stato un altro giocatore estremamente spettacolare come Julius Erving, lo stesso ex playmaker ha dichiarato di aver modellato lo stile di gioco offensivo ed elettrizzante della propria squadra attorno ad un altro giocatore, anzi di averlo addirittura preso in prestito. Da chi? Da Pete Maravich.

I primi anni

Peter Maravich nasce il 22 Giugno del 1947. Suo padre, anch’egli Peter Maravich, noto come “Press” è un cestista professionista nella ABA. Per ammissione di Peter sarà il rapporto con il padre a spingerlo a migliorarsi sempre in quel gioco sin da giovanissimo. Maravich durante gli anni del liceo viaggia molto a causa del lavoro del padre, nel frattempo diventato allenatore.

Inizia cosi le superiori alla Daniel High School in South Carolina poichè il padre entra nel coaching staff dell’Università di Clemson, per poi spostarsi alla Needham Broughton High School, in North Carolina, a seguito del nuovo incarico del padre di allenatore dell’Università in cui qualche anno più tardi militerà Michael Jordan; qui nasce il soprannome che lo accompagnerà per una carriera intera: “Pistol Pete”, affibiatogli per la sua meccanica di tiro, che, partendo dal fianco ricorda appunto il movimento che si fa per estrarre una pistola dalla fondina. Infine termina gli studi alla Edwards Military High School, dove nell’ultimo anno segna anche 33 punti di media a partita nella squadra dell’istituto.

Il college

A seguito dell’ottenimento da parte del padre dell’incarico di allenatore presso la Louisiana State University anche lo stesso Maravich sceglie di giocare per quell’università. Ad LSU Pistol è qualcosa di devastante: esordisce con una tripla doppia da 50 punti, 14 rimbalzi e 11 assist, ma sopratutto lo fa giocando con ragazzi più gradi di lui di un anno, perchè il regolamento NCAA non prevedeva squadre formate da giocatori al primo anno.

Trascorrerà a Louisiana State 3 anni, nei quali guiderà la NCAA per punti, con medie rispettivamente di 43.8, 44.2 e 44.5 ppg; il tutto in un momento storico in cui non esistevano il tiro da 3 punti e sopratutto lo “shot clock”. In totale Maravich con la divisa di LSU segnerà 3667 punti in appena 83 incontri disputati (44.2 ppg): un record ancora oggi imbattuto a livello nazionale: Antoine Davis in questa stagione è arrivato a quota 3664, ma giocando ben 61 partite in più.

Per dare un’idea della portata delle prestazioni di Maravich al college vi basti pensare che sommando le 83 migliori prestazioni, realizzate da tutti i giocatori di college, degli ultimi 3 anni arriviamo soltanto a quota 3465 punti, ben 200 in meno di quelli realizzati da Pistol Pete.

L’approdo in NBA di Pete Pistol Maravich

Dopo queste 3 stagioni ad LSU Maravich decide di dichiararsi eleggibile per il draft 1970, nel quale viene selezionato con la terza scelta assoluta dagli Atlanta Hawks.

Debutta segnando soltanto 7 punti, ma le sue cifre crescono già nel corso di quella stagione, arrivando a segnare prima 40 punti il 24 Novembre e poi addirittura 44 il 13 Marzo ai Cincinnati Royals, chiudendo l’anno da secondo miglior marcatore della squadra a 23.2 punti di media. Esordirà anche ai playoff, segnando 23 punti ai New York Knicks, in una serie che però Atlanta perderà 4-1, nonostante di 31 di Pistol in gara 5.

Nella stagione successiva toccherà anche quota 50 punti, per ben 2 volte: il 16 Gennaio contro i Cleveland Cavaliers ed il 5 Febbraio contro i Philadelphia 76ers, ma chiuderà la stagione con cifre leggermente minori: 19.3 punti e 6 assist di media, ancora secondo miglior realizzatore dei suoi. Ai playoff ci sono i Boston Celtics al primo turno, che, nonostante 36 punti di Pistol in gara 5 e 37 in gara 4 e gara 6, vinceranno la serie per 4-2.

Le prime volte da All Star

La stagione 1972-73 è la prima per Maravich nei quintetti all-NBA, precisamente nel secondo, dopo una stagione da 26.1 punti e 6.9 assist, oltre che della prima apparizione all’All Star Game. Inoltre il 16 Gennaio, nella vittoria contro i Pistons, anche grazie ad un supplementare, distribuisce ben 18 assist, suo massimo in carriera. Al primo turno di playoff si scontrano ancora Hawks e Celtics. Pete ne segna 34 in gara 2, distribuendo 10 assist, poi 36 in gara 4 ed ancora 34 in gara 5, ma nonostante tutto vince ancora Boston per 4-2.

Nonostante nell’anno successivo le medie realizzative di Maravich crescano fino a 27.1 punti a partita, complice anche la stagione da sole 35 vittorie degli Hawks, che non centrano neppure i playoff, Pistol non ritrova i quintetti all NBA, disputando però ancora una volta l’All Star Game.

I New Orleans Jazz

Nella stagione 1974-75 i New Orleans Jazz sono al debutto assoluto nella lega e cercano un giocatore capace di attirare su di loro l’attenzione e far riempire loro l’arena. Complice anche il suo passato a Louisiana State la scelta ricade proprio su Pete Maravich, prelevato cosi via trade dagli Hawks.

Nella sua prima stagione al ritorno in Louisiana Pistol totalizza 21.5 punti e 6.2 assist, ma i suoi Jazz chiuderanno con sole 23 vittorie conquistate: il peggior record della lega.

Il ritorno nei quintetti All NBA

La stagione successiva le cose cambiano leggermente, almeno per Maravich, che, oltre a cambiare numero passando dal 44 al 7, già alla seconda partita si abbatte sui Knicks con una prestazione da 45 punti, 11 rimbalzi e 8 assist. Chiuderà la stagione con 25.9 punti e 5.4 assist, venendo inserito nel primo quintetto All NBA. Le 38 vittorie ottenute dai Jazz però non sono ancora abbastanza per centrare i playoff.

L’annata 1976-77 è la migliore in termini realizzativi per Maravich, con ben 31 punti a partita. Il 25 Febbraio del 1977 nella vittoria contro i New York Knicks ne segnerà ben 68, ancora oggi record di franchigia per i Jazz; all’epoca solo Wilt Chamberlain ed Elgin Baylor avevano fatto meglio. Tutto questo gli vale nuovamente l’inserimento nel primo quintetto All NBA, ma ancora senza riuscire a trovare i playoff.

Gli ultimi anni

La stagione successiva Maravich salta ben 32 partite a causa di un infortunio al ginocchio, tenendo però rispettabilissime medie di 27 punti e 6.7 assist, quest’ultimo suo massimo in carriera, ma ancora una volta i Jazz mancano la storica qualificazione ai playoff.

Gli infortuni al ginocchio continuano a tormentare Maravich anche nella stagione 1978-79, chiusa, con 22.6 punti a partita, come terzo miglior marcatore dei suoi, dietro Truck Robinson e Spencer Haywood, cosa mai capitatagli in carriera; con i Jazz che, con sole 22 vittorie, hanno il peggior record della lega. Disputerà anche l’All Star Game per l’ultima volt in carriera

L’annata 1979-80 vede i Jazz spostarsi a Salt Lake City, assumendo così la denominazione di Utah Jazz. Maravich inizia la stagione sulle sponde del lago salato, ma gioca soltanto 17 partite, a causa dei ben noti problemi al ginocchio, nelle quali viaggia a 17.1 punti di media, prima di venire tagliato.

Gli ultimi 6 mesi a Boston

Pete Maravich si accasa così da free agent ai Boston Celtics, guidati da Larry Bird alla sua stagione da rookie. Qui Pistol assume un ruolo diverso: non è più titolare fisso, ma seppur con meno minuti a disposizione contribuisce con 11.5 punti a partita alle 61 vittorie stagionali dei Celtics, ritrovando così i playoff, nei quali il suo contributo sarà quasi nullo e i Celtics saranno eliminati dai Philadelphia 76ers alle finali di conference.

Tormentato dai problemi alla gamba, che ormai lo avevano privato di tutto il suo atletismo, alla fine di quella stagione Pete Maravich annuncia il suo ritiro.

L’eredità di Pistol Pete Maravich

Non si può non citare, parlando delle capacità realizzative di Pistol Pete Maravich, il fatto che abbia ottenuto tutti questi risultati senza fare mai ricorso al tiro da 3 punti, introdotto solo durante la sua ultima stagione, nella quale ha segnato 10 triple delle 15 tentate, nonostante a detta dei suoi allenatori fosse un giocatore estremamente capace di fare canestro da lontano. Secondo quanto affermato dall’ex allenatore di LSU Dale Brown, che ha preso nota del punto da cui sono partiti tutti i tiri segnati da Maravich durante la sua carriera universitaria, con l’introduzione del tiro da 3 punti Pistol avrebbe alzato la sua media fino a 57 punti a partita, con ben 12 triple segnate ad allacciata di scarpe.

Nel 1987 verrà introdotto, a soli 39 anni, nella Naismith Hall of Fame: sarà il più giovane di sempre. Purtroppo però appena un anno dopo Maravich morirà, stroncato da un infarto, durante una partita di pallacanestro. Esami successivi riveleranno una malformazione fino ad allora mai diagnosticata: era sprovvisto dell’arteria coronarica sinistra.

A lasciare una traccia tangibile dell’impatto in questa lega di Pistol Pete Maravich ci sono per l’appunto l’introduzione nella Hall of Fame ed anche quella nella lista dei migliori 50 giocatori della storia NBA, stilata nel 1996 dalla lega stessa per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione, oltre alla sua canotta, ritirata sia dagli Hawks, sia dagli Utah Jazz che dai New Orleans Pelicans, oltre che da LSU. Mentre nella memoria di chi lo ha vissuto rimane lo stile unico ed inconfondibile di uno dei giocatori più elettrizzanti mai visti nella lega, talmente spettacolari da aver ispirato lo “showtime” dei Los Angeles Laker negli anni a venire, a detta di quello che ne è stato il principale artefice: Earving “MagicJohnson.

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