Come ad est si aprirà la caccia al trono dei Boston Celtics a doppia ragione in questa Western Conference si punta a succedere ai Golden State Warriors, freschi del quinto titolo NBA in nove stagioni, qui però la situazione appare leggermente più confusa.
NBA, le squadre che lottano alla finale di Conference
L’unica certezza pare rappresentata dai Golden State Warriors: hanno sicuramente perso alcuni elementi di rotazione importanti come Toscano, Porter e Gary Payton II, ma hanno già un sistema rodato in cui chiunque entra sembra fare bene; inoltre i giovani Poole, Moody e Kuminga hanno un anno in più di NBA dalla loro ed in più tornerà anche Wiseman, inutile dire che i favoriti restano loro.
Alle spalle dei campioni in carica si compone però un gruppo di squadre che avrebbero del potenziale per insidiare gli uomini di coach Kerr, ma sulle quali gravano comunque diverse incognite.
Tra queste rientrano sicuramente i Denver Nuggets dell’MVP Nikola Jokic: le partenze di Barton e Forbes sono state compensate dagli arrivi di Brown e Caldwell-Pope, mentre Hyland è chiamato a dare continuità alle prestazioni dello scorso anno e a sostituire il partente Morris. La grande incognita è legata alle condizioni in cui rientreranno i lungodegenti Murray e Michael Porter Jr con la speranza di vedere un big three insieme al centro serbo.
La squadra più interessante tra queste potrebbero essere però i Los Angeles Clippers: il roster a disposizione di coach Tyronn Lue è già molto profondo e John Wall potrebbe essere quel giocatore capace di mettere in ritmo i compagni che tanto mancava, anche se chiaramente rappresenta una grossa scommessa visti i due gravi infortuni patiti in questi ultimi anni, ma tanto passa anche da quante partite giocheranno George e Leonard, che durante il loro periodo losangelino hanno fatto più volte vedere di essere inclini ad infortuni ed al load management
Il destino dei Dallas Mavericks invece è legato a doppio filo alle prestazioni di Luka Doncic: dopo le finali di conference raggiunte lo scorso anno il fuoriclasse sloveno è chiamato a fare l’ultimo step mentale per potersi sedere al tavolo dei grandissimi. Per il resto sopperire all’assenza di Brunson (finito ai New York Knicks) potrebbe essere più difficile del previsto, mentre l’aggiunta di Wood garantisce un altro lungo che apre il campo, cosa molto gradita al numero 77, anche se non risolve i problemi difesivi.
Ad animare l’estate dei Phoenix Suns, eliminati a sorpresa dai Mavs lo scorso anno, (oltre allo scandalo che ha riguardato il proprietario Robert Sarver) è stata la telenovela sul contratto di Deandre Ayton, conclusasi con la permanenza del centro bahamense tramite qualifying offer, ma oltre a questo ben poco si è mosso in Arizona e la sensazione è quella che, per quanto Chris Paul smentisca ogni anno chiunque lo dia per finito, quest’anno non abbiano più i favori del pronostico, visto e considerato che perderanno anche Jae Crowder.
Dopo la sorprendente stagione scorsa sono chiamati alla riconferma i Memphis Grizzlies, che hanno però perso due uomini importanti come Melton e Anderson, sostituiti dal vetrano Danny Green e da Jake Laravia, rookie protagonista di una curiosa situazione in sede di draft; la squadra ha dimostrato di saper fare bene anche senza la sua stella Ja Morant, ma sarà chiamata a fare lo stesso con Jaren Jackson, recentemente finito sotto i ferri.
NBA, la lotta per gli ultimi posti Playoff: da Minnesota a New Orleans
Immediatamente sotto queste troviamo un altro gruppo di franchigie la cui chimica di squadra, per l’una o per l’altra ragione è tutta da costruire.
In questa offseason i Minnesota Timberwolves hanno provato a fare il grande salto sacrificando molte scelte e dei giovani come Malik Beasley per formare una nuova coppia di twin towers affiancando Rudy Gobert a Karl-Anthony Towns: i due sembrano complementari per caratteristiche, ma abbiamo visto negli anni passati quanto il francese soffra ai playoff. Il roster è stato inoltre puntellato con degli specialisti come Forbes, Anderson e Paschall ed inoltre ci si aspetta molto anche da Anthony Edwards, che negli ultimi playoff sembrava essere salito di colpi.
L’incognita per definizione di questa stagione NBA sono i Los Angeles Lakers: il roster è stato sconvolto completamente, eccezion fatta per i big three (data l’impossibilità di scambiare Westbrook), spetterà ora al nuovo coach Darwin Ham il compito di trovare la giusta amalgama con tutti i nuovi (su cui emergono Beverley, Thomas Bryant ed il ritorno di Schroeder) per non replicare il fallimento della scorsa stagione, ma anche qui molto passerà dalla tenuta fisica di Anthony Davis.
Più avanti in questo processo sono invece i Sacramento Kings, che dopo l’arrivo di Sabonis a metà della scorsa stagione, si sono limitati ad aggiungere specialisti come Monk e Huerter, ma attenzione anche a Keegan Murray, quarta scelta assoluta all’ultimo draft.
Dopo un anno ai box (e la miseria di 85 partite giocate in 3 anni) il rientro di Zion Williamson potrebbe cambiare le aspettative dei New Orleans Pelicans, che con l’aggiunta del solo Dyson Daniels tramite draft, sono chiamati a replicare quanto di buono hanno fatto vedere nella seconda metà della scorsa stagione.
NBA, le squadre agli ultimi posti della Western Conference
Nella terra di mezzo tra chi sembra aver deliberatamente scelto la via del tanking e chi lotta ancora per qualcosa troviamo i Portland Trail Blazers, che sembravano destinati ad anni di ricostruzione dopo aver lasciato partire CJ McCollum durante la scorsa stagione, mentre gli arrivi di Jerami Grant e Gary Payton II in questa offseason, unito alla permanenza di Nurkic possono indurre a pensare che non sarà proprio così, il tutto aspettando di vedere all’opera il rookie Shaedon Sharpe.
Concludendo il viaggio all’interno della Western Conference troviamo quelle franchigie in chiara fase di rebuilding, che necessitano di tempo per far crescere i loro giovani e magari di aggiungerne di nuovi.
Vista l’enorme mole di scelte ai prossimi draft nelle loro mani gli Oklahoma City Thunder non hanno alcuna fretta di vincere, anche se Shai, Giddey e Dort costituiscono un buon punto da cui ripartire, aspettando il rientro di Chet Holmgren fissato per la prossima stagione, magari insieme a qualche altro prospetto interessante.
Discorso analogo vale per gli Houston Rockets, che, dopo essersi liberati di Wall e Wood, aggiungono con la terza scelta all’ultimo draft Jabari Smith Jr, al duo Jalen Green – Kevin Porter Jr, la cui convivenza rimane comunque un bel rebus, ma oltre a questi 3 il roster dei Rockets vanta altri giovani di prospettiva, quindi il tempo è decisamente dalla loro parte.
Dopo l’addio di Dejonte Murray anche i San Antonio Spurs si sono buttati a capofitto in una ricostruzione che passerà inevitabilmente da Keldon Johnson, Jeremy Sochan e da chi porteranno loro i prossimi draft, oltre che dall’addio di coach Gregg Popovich che si fa ogni anno più vicino.
Rivoluzione è stato invece il mantra della prima estate di Danny Ainge come GM degli Utah Jazz: sono andati via sia Mitchell che Gobert (oltre Bogdanovic e tanti altri) e sono arrivate una miriade di scelte insieme a Sexton, Markkanen ed altri giovani interessanti tra cui i 2 rookie Agbaji e Kessler (ed al nostro Simone Fontecchio), tutto fa pensare ad anni di ricostruzione.